mercoledì, settembre 27, 2006

..........

L'iniziativa 'share action' ha raccolto finora 1750 adesioni per un totale di circa 4.800.000 azioni. Grazie per la fiducia. L'Internazionale di questa settimana mi ha dedicato la copertina, riporto il mio articolo che parla di una storia che per il momento non ha ancora un finale. Speriamo che sia almeno un finale sostenibile, come il debito di Telecom secondo Guido Rossi. Ma se il debito è sostenibile, il credito cosa sarà? "Tronchetti si è dimesso da presidente di Telecom un venerdì, qualche minuto prima delle otto di sera, ora di cena. A Milano pioveva, un tempo autunnale, non c’era nessuno in giro per lo sciopero dei mezzi urbani. La tristezza era nell’aria. La voce di Aznavour cantava “Com’è triste la Borsa a Milano”, ma forse era solo un’eco in Galleria. Il giorno dopo un Tronchetti dimesso, senza cravatta, si aggirava in via della Spiga con i parenti. La sera riceveva nella tribuna d’onore di San Siro attestati di solidarietà simili a condoglianze. L’Inter, pareggiando con la Sampdoria, aggiungeva una nota di depressione quasi surreale al fine settimana di Tronchetti. Ma, come nella migliore tradizione giallistica, bisogna porsi la domanda: chi è il responsabile della caduta del tronchetto dell’infelicità? Il nome corso subito sulla bocca di tutti è stato quello di Romano Prodi, per la sua conformazione da maggiordomo ciclista. Il maggiordomo è il primo sospettato. Prodi è però da escludere in quanto persona da sempre non informata sui fatti e, in più, con un consigliere, Rovati, che inviando a Tronchetti una memoria ‘artigianale’ ha inguaiato tutto il Governo. La missiva, privata, privatissima, ipotizzava un riassetto del gruppo Telecom e il tronchetto, da perfetto uomo d’affari, di quelli che bastava la stretta di mano, l’ha subito passata al Corriere della Sera, il quotidiano indipendente del salotto buono in cui siede Pirelli. Rovati si è dimesso. Prodi dovrà riferire alla Camera non si sa bene che cosa, ma un suo silenzio eloquente potrà bastare insieme a un lancio di pomodori. Escluso Prodi chi rimane? Per capirlo bisogna tornare indietro nel tempo. Al tempo dell’Ulivo e di D’Alema. Il tempo delle privatizzazioni, il tempo dei ‘capitani coraggiosi’, ma senza una lira. Regnava da poco su Telecom Italia Franco Bernabè, un regnante dignitoso che aveva dato buona prova di sé all’Eni. Telecom non aveva praticamente debiti e generava tutti i giorni denaro sonante. Telecom possedeva società, immobili, aveva, tanto per dire, la flotta di auto aziendali più grande d’Italia. Un patrimonio costruito con le tasse di generazioni di italiani. D’Alema, allora presidente del consiglio, per motivi che nessuna mente umana (e forse neppure aliena) è in grado di capire avalla la cessione al duo Colaninno-Gnutti. Colaninno cede Omnitel e lancia un’Opa sulla Telecom. Il ricavo ottenuto dalla vendita di Omnitel non è certo sufficiente per l’Opa, che va sostenuta indebitando l’azienda. Per incanto una Telecom senza debiti si ritrova indebitata fino al collo. Franco Bernabè che aveva cercato di opporsi sostenendo la fusione con Deutsche Telekom, anche attraverso un confronto durissimo con il merchant banker D’Alema, noto industriale e economista, deve dimettersi. Da questo momento la sorte della più grande azienda del Paese, quella con le migliori prospettive industriali e i maggiori tassi di innovazione, è segnata.Inoltre, la vendita in blocco di dorsale, telefonia fissa e mobile è un macigno sullo sviluppo del mercato delle telecomunicazioni. Non può infatti esistere un vero mercato se chi possiede la rete eroga anche i servizi. La rete doveva rimanere in mani pubbliche o, almeno, essere soggetta al controllo dello Stato con una partecipazione rilevante. Colaninno e Gnutti, che sanno fare i loro affari, cercano di ridurre il debito vendendo Tim, o almeno fondendola con Telecom, anticipando di cinque anni le mosse di Tronchetti, ma non gli è consentito. Colaninno cerca comunque di impostare un piano industriale che però non ha neppure il tempo di vedere la luce. Al governo arriva Berlusconi e per Colaninno si fa notte. A luglio 2001 Colaninno va in Argentina per una battuta di caccia e Gnutti, vista l’aria che tira, ne approfitta, incontra Tronchetti e vende. Tronchetti disponeva della liquidità ottenuta dalla vendita fatta nel 2000, durante il periodo della bolla speculativa, della divisione dei cavi per telecomunicazioni Optical Technologies alla statunitense Corning per l’incredibile cifra di settemila miliardi in contanti. Mille miliardi se li spartisce in stock option con Buora (200) e Morchio (300), a lui 450. Tronchetti acquista il controllo di Telecom con le scatole cinesi, in sostanza una serie di società in cui al vertice della catena c’è una piccola società che ne controlla una più grande fino ad arrivare alla Telecom. Tronchetti con lo 0,8 per cento di azioni (è lui il vero piccolo azionista) si ritrova a controllare un impero attraverso Olimpia in compagnia di Benetton, Gnutti, Unicredit e Banca Intesa. I debiti però rimangono, per ridurli la nuova strategia è semplice, è quella del rigattiere: vendere, esternalizzare. Seat, Telespazio, Finsiel, una parte di Tim, gli immobili di Telecom vengono venduti per fare cassa. Molte attività del gruppo vengono enucleate e date all’esterno. Ma questo non basta, i margini sulla telefonia fissa e mobile si riducono e il debito non permette di fare gli investimenti necessari. Si rischia l’implosione o la perdita di controllo se subentrassero nuovi soci in Olimpia. Si arriva al 2005, Tronchetti fonde Telecom e Tim con l’acquisto di quest’ultima attraverso un’Opa. Telecom si indebita ancora di più, ma accede ai contanti prodotti tutti i giorni dai telefonini. L’operazione è annunciata come strategica. Una strategia industriale che dura 18 mesi. Poi si ritorna all’antico. Si divide il fisso dal mobile per venderli a pezzi, uno o entrambi non si sa. Unicredit, Banca Intesa e Hopa lasciano Tronchetti al suo destino. Benetton svaluta le azioni Telecom che al momento dell’acquisto, nel 2001, erano state valorizzate a più di quattro euro e oggi valgono solo la metà. Tronchetti le azioni le ha invece mantenute a un valore d’affezione, ma le deve finalmente svalutare con effetti a catena sul gruppo Pirelli. Si dimette lasciando 41 miliardi di debiti che rimangono, escludendo obbligazioni e cartolarizzazioni varie (i pagherò agli investitori), suppergiù quelli di Colaninno. Ma con in meno tutte le aziende vendute. Il colpevole è quindi chiaro. E’ il dito medio della mano invisibile del mercato. Che ha colpito tutti coloro che hanno perso il loro posto di lavoro e i loro risparmi investiti in azioni Telecom. E’ un dito che ci vede bene, benissimo. Per questo ignora manager e azionisti di controllo per i quali la Telecom è stato un grande affare, il migliore della loro vita.Per Parmalat era venuta a prelevarmi a Nervi la Guardia di Finanza. Voleva sapere come ero venuto a conoscenza del fatti. Mi portai una cartellina con scritto sopra Telecom per aiutarli a portarsi avanti con il lavoro. Ma non mi presero sul serio, del resto è giusto così, io sono solo un comico. Questa volta mi aspetto un’assunzione alla Consob o alla Borsa. Da comico a consulente finanziario globale. Ho deciso di fare il grande salto. Di controllare la Telecom senza tirare fuori neppure un euro. Un’Opa alla genovese. Ho lanciato la ‘share action’ per chiedere la rappresentanza dei piccoli azionisti, andare in assemblea e cacciare a calci nel culo i consiglieri, partendo da quelli indipendenti. Chi vuole partecipare può farlo collegandosi al mio blog ". www.beppegrillo.it

martedì, settembre 26, 2006

la Loggia sta per sorgere a nuova vita!

Contrariamente alla credenza diffusa, i massoni si incontrano come una loggia e non in una loggia (analogamente alla distinzione fatta dai Cristiani che si incontrano come una chiesa, con l'effettivo edificio, considerato non più che un punto di ritrovo.)

Secondo la leggenda massonica, le logge operative (le logge medievali degli attuali scalpellini) costruirono un edificio accanto al luogo di lavoro, ove i massoni potevano incontrarsi per ricevere istruzioni e socializzare. Normalmente, l'incontro avveniva nel lato nord dell'edificio (in Europa, in questo punto le mura sono riscaldate dal sole durante il giorno), e per questo motivo, la riunione tra i soci della loggia è ancora oggi chiamato il Nord.

Le prime logge speculative (i cui affiliati non erano scalpellini o tagliapietre) si riunivano in taverne o in luoghi pubblici adatti, mentre un guardiano (Tyler, custode della loggia massonica) vegliava sulla porta per impedire l'ingresso ai curiosi o ai malintenzionati. Il luogo ove la Loggia si riunisce abitualmente in modo rituale, è detto "Tempio", mentre "Centro" o "Casa Massonica" è l'edificio ove uno o più "Templi" si trovano e che comprende anche altri ambienti.

Logge specializzate

All'interno di molte giurisdizioni massoniche esistono alcune logge tipicamente specialistiche, come quelle che assolvono compiti di Ricerca ed Istruzione (R&I), costituite secondo criteri particolari. Tali tipi di logge collaborano con organizzazioni mondiali alla ricerca massonica, alla scoperta e all'interpretazione di documenti storici e alla comprensione dei simboli massonici non ancora segnalati, ed al mantenimento e sviluppo degli stessi rituali massonici. Aderiscono a queste logge gli adepti interessati provenienti da logge comunemente costituite, ma possono anche essere gruppi aventi gli stessi interessi e formazione culturale, come le logge dei cattivi ragazzi (bad boys) provenienti da scuole, università, reparti militari od imprese. noi della Gran loggia riconosciamo il Fight Club una loggia specializzata in vendette personali e vandalismo gratuito.

sabato, settembre 23, 2006

IL VANGELO SECONDO GIUDA

di bob nanny Esce oggi in tutte le librerie "Il vangelo di Giuda", contenente lo scritto integrale tradotto, arricchito di note e studi sull'antico documento. Un volume edito dal Nescional Gaygraphic, che gia' nel mese di Maggio aveva dedicato uno speciale al tanto polemico reperto. Il Papa (giovannini XXIII) ha "scomunicato" tale documento, accusando il traditore di tutti i tempi di essere il solito doppio-giochista. Si sapra' mai la verita'? Da quando esiste il mondo, gli abusi di potere hanno sconvolto la storia e cio' che arriva anche al giorno d'oggi e' storpiato da qualsiasi intrusione possibile da parte di chi vuole far percorrere la sua strada. Giuda e' stato davvero un traditore o no? Il documento, sicuramente risalente a 17 secoli fa, e' un portatore di verita' o e' l'ennesimo tentativo di "rigirare la frittata"? Chi ha fede, vedra'...L'importante è non rimanere troppo tempo con il libro in mano, qualcuno potrebbe vedervi in libreria e pensare cose strane

venerdì, settembre 22, 2006

il sonno della ragione genera mostri

l'incisione del GOYA è dedicata ad una persona!

giovedì, settembre 21, 2006

Creeeeeeeeeeeeeespooooooooooo.....

eh eh eh.... Adria rimani in panchina ad ascoltà L'I pod che è meglio va..... tanto c'e' chi il mestiere suo lo sa fa.... certo che se finiva 3-0 era meglio but better che nothing... Mughini mughina su sto cazzo e vai a gioca a Rimini, tu Trezeguet, Deschamp e Lapo... bella look seals PS continuo a sostene che Mancini nn ce capisce un cazzo....

mercoledì, settembre 20, 2006

don vito corleone: rapporti con l'italia perfetto

NEW YORK, 20 SET - ''Il rapporto con gli italiani e' un rapporto perfetto'': lo ha detto il più potente signore del crimine di New York. Il premier, incontrando la comunita' dell'Ulivo di New York, ha detto che la situazione in Medio Oriente e' estremamente grave. Oggi don Vito Corleone incontrera' il presidente iraniano sulla questione del programma nucleare iraniano. La Finanziaria? Pronta entro la fine del mese - ha detto Don Vito Corleone che ha aggiunto: ti farò un offerta che non potrai rifiutare!

Prodi: rapporto con Usa perfetto

[foto]- NEW YORK, 20 SET - ''Il rapporto con gli americani e' un rapporto perfetto'': lo ha detto il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi. Il premier, incontrando la comunita' dell'Ulivo di New York, ha detto che la situazione in Medio Oriente e' estremamente grave. Oggi Prodi incontrera' il presidente iraniano sulla questione del programma nucleare iraniano. La Finanziaria? Pronta entro la fine del mese - ha detto Prodi che ha aggiunto: il Partito Democratico dara' un grande impulso

andate su sto sito

http://www.jumbo.ch/it/consigli_suggerimenti/casetta_da_giardino3.cfm

martedì, settembre 19, 2006

CHI è LO SHOWSTOPPER?

ecco una foto di repertorio del vostro presidente........ vice preside era un mezzo prackkkkkkkkk ieri? dai scherzo! pero mai dire MAI!!!!! vice nn postare niente perche sai...... capito?

"Stop all'embargo sulle armi"

ROMA - Fine all'embargo europeo sulla vendita di armi. La visita di Romano Prodi in Cina si conclude con questa richiesta sulla quale trova più dissensi che consensi, in Italia come in Europa. La prima reazione da Bruxelles è infatti di sostanziale diniego, mentre in Italia si alzano le proteste dell'opposizione e le prese di distanza da vari settori della maggioranza. Mentre dalle parti dell'area centrale della coalizione, quella che dovrebbe dar vita al partito democratico, l'atteggiamento prevalente è il silenzio. Da parte sua, Prodi ha presentato il suo "impegno" per la fine dell'embargo negando che si tratti di una "novità". L'Italia, ha sottolineato il presidente del Consiglio, con implicito riferimento al governo Berlusconi, è schierata da tempo su questa posizione. D'altra parte, ha osservato ancora Prodi, la questione ha un'importanza solo simbolica: la Cina è ormai autosufficiente, e si fornisce comunque da altri paesi. Per cui, mantenere l'embargo (che fu introdotto ai tempi della repressione nel sangue dei movimenti che nel 1989 chiedevano libertà) serve solo ad irritare il governo cinese, che lo considera alla stregua di una "discriminazione. Ma se nell'Unione le critiche sono moderate nei toni, dalla Cdl piovono critiche ed accuse su un presidente del Consiglio che, accusa il leghista Roberto Calderoli, pensa ad "armare i cinesi" proprio nel momento in cui la pace nel mondo è minacciata da più parti.(una volta che ha detto una cosa sensata) Critiche analoghe vengono anche da Forza Italia e soprattutto da An: per Maurizio Gasparri, quella di Prodi è una "proposta oscena". Quanto a Gianfranco Fini, si limita a sottolineare che Prodi ha annunciato una posizione che "confligge" con quella ufficiale dell'Unione europea. tra te e quell'altro cojone al vaticano fate a gara a chi mette benzina sul foco, bravi quanto t'hanno dato i cinesi per fare sta proposta in consiglio europeo?

L’urlo di Al Qaida: «Conquisteremo Roma»

Il mondo musulmano più estremista non accetta ragioni né giustificazioni: il discorso del Papa a Ratisbona è un'offesa all'islam e a Maometto, e il Papa si merita di morire. Le correnti islamiche radicali utilizzano le affermazioni di Benedetto XVI per istigare le masse arabe e islamiche contro l'Occidente e la Chiesa cattolica. In prima fila la rete terroristica di Al Qaida, che approfitta dell'occasione per ribadire le minacce all'Occidente. «Conquisteremo Roma come promesso dal profeta», minaccia il Consiglio dei mujaheddin, sigla della guerriglia irachena in cui è confluita la cellula locale di Al Qaida in un comunicato diffuso sul web. Le dichiarazioni del Papa «sono una mobilitazione a favore della guerra dei crociati dichiarata da Bush». Il messaggio non risparmia i toni apocalittici: «Diciamo al servo dei crociati: ti devi aspettare la sconfitta... Diciamo agli infedeli e ai tiranni: dovete aspettarvi la sofferenza. Noi continueremo la nostra jihad», aggiunge il comunicato. Subito dopo, un secondo messaggio è stato diffuso sulla rete dal gruppo iracheno «Ansar al Sunna», che in passato ha rivendicato numerosi attacchi ed esecuzioni in Irak. Anche qui minacce agli occidentali, e in particolare all'Italia. «Noi vi riserviamo soltanto la spada come risposta alla vostra arroganza», afferma il gruppo. Il Papa, aggiunge rivolto ai «crociati», «seguace di Satana in Vaticano, oggi è orgoglioso del suo odio per i musulmani. Si avvicina il giorno in cui gli eserciti dell'islam distruggeranno i loro rifugi a Roma». Parte della stampa araba insiste con la condanna e la richiesta di scuse, agitando lo spettro di un «conflitto tra le due più grandi religioni monoteiste del mondo», come scrive il giornale egiziano Al Sharq. Mentre il saudita Al Yom afferma che le idee espresse dal Papa rientrano «nel quadro di una corrente di pensiero in accordo totale con le idee dell'estrema destra degli Stati Uniti sul conflitto tra civiltà. Questa ideologia fa rullare i tamburi di guerra». L'«errore del Papa equivale a mille», titola il panarabo Asharq al Awsat, mentre Al Hayat mette in guardia che se «le accuse occidentali non cesseranno, il fossato si farà ancora più profondo, le operazioni terroristiche continueranno, e la lotta all'estremismo fallirà... La collera musulmana è come un fuoco impetuoso capace di distruggere tutto».Se qualche giornale adotta una linea più moderata, chiedendo che Ratzinger «si spieghi meglio» (è il caso dell'egiziano Al Akhbar), in alcuni Paesi sono continuate le proteste di piazza. A Bassora, in Irak, alcune centinaia di persone hanno bruciato un pupazzo raffigurante Ratzinger. Il responsabile dei circa venti milioni di musulmani cinesi ha accusato il Papa di avere «insultato» l'islam; in Algeria un portavoce governativo ha definito «un pericoloso sviluppo» le affermazioni del Pontefice; in Siria, il patriarca Agnatios IV Hazim ha espresso «profonda preoccupazione» in un messaggio inviato a Roma. E gli integralisti palestinesi hanno emesso una fatwa (editto religioso) in cui si invita a uccidere il Pontefice. Anche se l'autore della fatwa non è noto, ambienti palestinesi ben informati assicurano che si tratta di un esponente religioso molto noto, che fino a poco tempo fa ricopriva una carica importante in un Paese arabo. Una piccola manifestazione di protesta inscenata da poche decine di giovani si è svolta ieri davanti alla nunziatura apostolica a Teheran. Mentre in Kashmir alcune organizzazioni separatiste hanno proclamato uno sciopero generale a pochi giorni dall'inizio del Ramadan. Chiuse le scuole e i negozi e paralizzato il trasporto pubblico.

tanti auguri a me...

il lok seals in attesa di futuri sviluppi si voleva fare sul blog del fight gli auguri da solo anche se ormai è il 19... tanti auguri a me tanti auguri a me tanti auguri a me tanti auguri a me..... bravooooooooooooooooooooo look seals

al G8 c'eravamo anche noi!

oh lo sbirro è...il mestiere piu infame che c'è quando indossa la divisa un leone è ma nella vita che uomo è DI MERDA.

lunedì, settembre 18, 2006

gli opposti si attraggono

rabbia.....

io mi chiedo a questo punto perche' gli interisti meritano tutto questo? perche' porco il clero? perche' con na squadra della madonna nn se riesce a vince...? io na risposta ce l'avrei... look seals

il papa scomunica gli atei devoti

Tra le cose grottesche che caratterizzano l'Italia, vi sono le persone che costituiscono il gruppo dei cosiddetti "atei devoti".

Costoro, pur dichiarandosi atei, non solo si comportano come "papisti più del Papa", ma hanno altresì la presunzione di dirgli quale sia il giusto insegnamento ch'egli deve impartire ai fedeli.

A costoro spiace ogni possibile apertura verso l'Islam che il Papa possa compiere, e non ne fanno mistero.

Il loro ideale è infatti una "Lepanto eterna": una guerra senza quartiere all'Islam fino alla sua completa scomparsa dalla terra.

Ora, a parte la considerazione che una delle cose positive dell'Occidente è, o dovrebb'essere, la libertà religiosa (peraltro già garantita nella Spagna della dominazione araba), è del tutto ovvio che il loro scopo è irraggiungibile, perchè, come insegna Tertulliano - che non era un fondamentalista islamico, bensì un esponente di spicco della chiesa dei primi secoli -, il sangue dei martiri è la linfa che fa crescere l'albero della fede.

Per confutare le loro aberranti posizioni e tesi, merita chiedersi se davvero l'Islam vede nel cristianesimo una minaccia, come sostengono gli "atei devoti".

La risposta è: no. L'Islam rispetta la fede dei "popoli del Libro".

Ne è prova ciò che dice il Papa: "L'Islam si spaventa di fronte ad un Occidente che esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo. La vera minaccia non viene vista nella fede cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà. Questo cinismo non é il tipo di tolleranza e di apertura culturale che i popoli aspettano e che tutti noi desideriamo! La tolleranza di cui abbiamo urgente bisogno comprende il timor di Dio, il rispetto del sacro per le altre religioni. Ma cio presuppone che noi stessi impariamo nuovamente il timor di Dio. Questo senso di rispetto puٍ essere rigenerato nel mondo occidentale soltanto se cresce di nuovo la fede in Dio, se Dio sarà di nuovo presente per noi ed in noi. I cristiani non impongono la fede a nessuno perchè e una attivita contraria al cristianesimo. La fede puo svilupparsi solo nella libertà." (dall'omelia del 10 settembre 2006).

Quando i "lepantisti" plaudono le vignette blasfeme contro il Profeta Mohamed, compiono proprio quel dileggio oggetto della condanna papale.

Quando essi inneggiano alla superiorità del cristianesimo, vengono meno al rispetto dell'altrui sacro cui sarebbero invece tenuti se seguissero le parole del Papa.

Ma non v'è da stupirsi dei loro comportamenti: costoro, infatti, non intendono la religione come fede, bensì come strumento di potere.

Non è un caso che molti tra essi provengano da una formazione relativistica, che riduce ideologie e fedi a semplici opzioni tattiche da adottare secondo contingente convenienza.

Se quindi l'Occidente vuole finalmente dirsi, con ragione, cristiano, non solo deve recuperare l'essenza del cristianesimo, ma altresì il rispetto verso le altre fedi e verso coloro che le professano.

I Fratelli musulmani, la principale forza d'opposizione in Egitto, dopo il discorso di Benedetto XVI mandano segnali distensivi: Accettiamo le parole del papa e le sue scuse per le dichiarazioni e le citazioni che ha detto non riflettono il suo punto di vista personale", ha detto all'Ansa il numero due dell'organizzazione Mohamed Habib. Aggiungendo: "Avremmo auspicato che avesse anche confermato come l'islam sia una religione di amicizia, di cooperazione e di fratellanza tra Occidente e Oriente. Diamo particolare importanza al dialogo tra l'oriente musulmano e l'occidente cristiano, nell'interesse dell'umanità".

A voi la vostra religione, a me la mia (corano 109,6)

All'inizio dell'Angelus, il Papa affronta subito il tema che ta infiammando il mondo islamico. "Sono vivamente rammaricato - spiega - per le reazioni suscitate da un breve passo ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani"... Mentre, prosegue, "si trattava della citazione di un testo medioevale che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il senso del mio discorso, che era - ed è - un invito al dialogo franco e sincero, nel rispetto reciproco".

no al terrorismo islamico

Noi musulmane e musulmani d’Italia siamo schierati in modo totale, assoluto e compatto contro il terrorismo di quanti strumentalizzando un’interpretazione estremistica e deviata dell’islam e facendo leva sul fanatismo ideologico hanno scatenato una guerra aggressiva del terrore contro il mondo intero e la comune civiltà dell’uomo. Nel terzo anniversario della tragedia che ha insanguinato gli Stati Uniti d’America, confermiamo il nostro più sentito e convinto cordoglio per le vittime di questa offensiva globalizzata del terrorismo che infierisce in modo indiscriminato contro tutti coloro che sono stati condannati come nemici di una folle «guerra santa», siano essi americani, europei o arabi, oppure ebrei, cristiani, musulmani e di altre religioni. Noi musulmane e musulmani d’Italia affermiamo in modo forte, inequivocabile e deciso la nostra fede nel valore della sacralità della vita di tutti gli esseri umani indipendentemente dalla nazionalità e dal credo. Per noi la sacralità della vita è il principio discriminante tra la comune civiltà dell’uomo e le barbarie di quanti predicano e perseguono la cultura della morte. Siamo consapevoli che la sacralità della vita o vale per tutti o, qualora venisse violata, si ritorce contro tutti. Solo l’abbraccio comune alla cultura della vita consente la salvezza, la pace e il benessere dell’umanità. Noi musulmane e musulmani d’Italia lanciamo un appello al popolo, alle istituzioni e al governo italiano affinché sostengano la nostra opera tesa a favorire la nostra piena e costruttiva integrazione. Siamo per l’assoluto rispetto delle leggi dello Stato e per la più sincera condivisione dei valori fondanti della Costituzione e della società italiana. Siamo convinti che un’Italia dall’identità forte, anche sul piano della religione, degli ideali e delle tradizioni, sia la migliore garanzia per tutti, autoctoni e immigrati, perché solo chi è forte e sicuro al proprio interno è in grado di aprirsi e di condividere positivamente le proprie scelte con gli altri. Alla luce di ciò siamo schierati dalla parte dello Stato italiano contro i terroristi e gli estremisti di matrice islamica, e non solo, che attentano alla sicurezza e alla stabilità della collettività, sia perpetrando trame eversive sia utilizzando taluni luoghi di culto per attività di indottrinamento e arruolamento di combattenti e aspiranti terroristi suicidi. Sosteniamo ogni iniziativa dello Stato volta ad assicurare che tutti i luoghi di preghiera siano delle case di vetro aperte e in simbiosi con l’insieme della società italiana, rispettose delle leggi e dei valori italiani, trasparenti sul piano della gestione e dei bilanci. Diciamo in modo esplicito che le moschee d’Italia non devono in alcun modo trasformarsi in un cavallo di Troia di ideologie integraliste e di strategie internazionali volte a imporre un potere islamico teocratico e autoritario. Noi musulmane e musulmani d’Italia chiediamo al capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente del Senato Marcello Pera, al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e all'intera classe politica di adoperarsi per metterci nelle condizioni di poter condividere la costruzione di un’Italia più forte e più aperta, più sicura e più giusta, più prospera e più lungimirante. Riteniamo che i tempi siano maturi affinché lo Stato e la società italiana considerino positivamente la prospettiva di un’Italia plurale sul piano etnico, confessionale e culturale, ancorata a una solida piattaforma di leggi e di valori comuni. E siamo convinti che solo chi è a pieno titolo cittadino italiano, solo chi opera sulla base della piena parità sul piano dei diritti e dei doveri, possa ergersi a artefice di questa nuova Italia. Oggi i musulmani non sono soltanto parte integrante della realtà economica e sociale dell’Italia, ma anche parte integrante del suo patrimonio spirituale. Insieme a un milione di musulmani immigrati, ci sono circa trentamila musulmani italiani. Sollecitiamo pertanto le autorità italiane a agevolare il processo di «cittadinizzazione» dei musulmani d’Italia, accogliendo senza indugi e ritardi come nuovi cittadini coloro che vivono nel rispetto delle leggi e nella condivisione dei valori comuni. Oggi più che mai è necessario ancorare i musulmani d’Italia a un’identità italiana forte e condivisa, espressione di un sistema di valori credibile e convincente. Il rischio è che taluni musulmani, specie i più giovani nati e cresciuti in Italia, se abbandonati a loro stessi e in preda a una crisi di identità, possano finire soggiogati e cooptati dall’ideologia dei gruppi estremisti. In quest’ambito sosteniamo la proposta del ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu di una Consulta dei musulmani d’Italia quale strumento per favorire il dialogo tra lo Stato e la maggioranza dei musulmani moderati. Noi musulmane e musulmani d’Italia ci sentiamo profondamente partecipi all’impegno internazionale volto a contrastare la guerra del terrore che ha avuto proprio nell’11 settembre 2001 il suo momento di maggior impatto umano, mediatico e politico. Aspiriamo a un mondo migliore dove tutti i popoli, compresi i musulmani, possano vivere nella libertà, nella giustizia e nel rispetto dei diritti fondamentali della persona. A tale fine auspichiamo l’avvento di una nuova etica nelle relazioni internazionali che favorisca l’emancipazione dei popoli dal sottosviluppo e dall’oscurantismo, nonché la formazione di governi autenticamente rappresentativi e democratici. Siamo consapevoli che la globalizzazione dello sviluppo, del diritto, della pace, della libertà e della democrazia costituisce la migliore garanzia affinché questi valori possano essere tutelati in ogni angolo della terra attraverso il dialogo e il reciproco rispetto.

Questa è la voce di un Musulmano....ascoltate!

È una voce. Una sola, ma coraggiosa. Non risuona nelle moschee, ma si esprime sulle pagine on line di Elaph, uno dei giornali panarabi più letti su Internet. La redazione è a Londra, l'orientamento modernista e liberale. Basta un clic per accorgersene: sulla colonna di sinistra appaiono foto di giornaliste e cantanti arabe vestite e in pose inequivocabilmente occidentali. Ieri il direttore Othman Al-Omeir ha deciso di rompere il coro di critiche al papa - che in questi giorni ha unito moderati e fondamentalisti musulmani - pubblicando un commento in cui si ribalta la prospettiva. «Sì il Papa avrà pure sbagliato, però ha presentato subito qualcosa di molto simile a delle scuse dicendo che le sue parole sono state fraintese - si legge nel testo, rilanciato in Italia dall'agenzia Apcom -. Ma quanti sono i nostri Muftì Ulema islamici che si sono espressi per spiegare che è contrario alla spirito dell'Islam offendere i cristiani ogni venerdì nei sermoni delle nostre moschee?», si chiede Hani al Nakshabandih, che giudica «strumentale» la protesta, perchè «le parole di Benedetto XVI non possono in alcun modo minacciare l'Islam, nè intaccare la figura del Profeta». Tanto più che la Santa Sede da tempo dimostra grande cautela e rispetto nel porsi verso le altre religioni. E Benedetto XVI non ha certo rinnegato la linea del dialogo.Si può dire altrettanto dei religiosi musulmani? No, secondo l'editorialista di Elaph, che, con notevole audacia, elenca i torti «quotidiani» commessi dall'Islam, nei confronti delle altre religioni: «Noi commettiamo errori mille volte più del Papa - scrive - Nei sermoni del venerdì insultiamo cristiani ed ebrei, chiedendo a Dio di distruggerli». E ancora: «In ogni scuola, inculchiamo ai nostri alunni che i cristiani sono impuri ed andranno all'inferno. In ogni casa cresciamo i nostri figli insegnando che cristiani ed ebrei sono i nostri principali nemici e che dovremo ucciderli altrimenti loro ammazzeranno noi». «Ma i nostri Ulema tacciono, salvo poi scattare all'unisono quando il Pontefice parla della persona del Profeta». È un'ipocrisia, inaccettabile per Hani al Nakshabandih. «I dotti dell'Islam rispondono all'errore con un'altro errore: offendere Maometto, non è più grave dell'insulto ai cristiani».L'accusa è durissima e difficilmente passerà inosservata. Nell'impeto polemico, il giornalista lascia intendere che in tutte le moschee si propaghi l'odio. Non è così. Dimentica di ricordare che la diffusione del fondamentalismo islamico non preoccupa solo noi occidentali, ma anche, se non soprattutto, i Paesi arabi, che, per arginare il contagio, impongono controlli serrati nei luoghi di culto. L'Università del Cairo di Al Ahram, considerata il «Vaticano» dei sunniti, non è certo una congrega di estremisti. E i riti delle congregazioni Sufi sono un inno alla spiritualità, non certo al radicalismo. Nonostante tutto l'Islam continuare ad avere più volti.Ma l'editorialista di Elaph non sbaglia nel denunciarne l'aspetto più aberrante e retrogrado: quello del wahabismo ovvero una setta della penisola arabica fondata nel 1700 e che ha avuto a lungo un'influenza marginale, ma che grazie ai generosi finanziamenti degli sceicchi sauditi fa proseliti nel mondo. Qualche mese fa la Freedom House, uno dei più prestigiosi istituti di ricerca americani, ha monitorato i sermoni dei clerici wahabiti sia in Arabia Saudita sia in Occidente. C'è da rabbrividire.Altro che dialogo, altro che comprensione. Quegli imam diffondono un Credo totalitario intriso di violenza, che trova eco persino in alcuni documenti ufficiali del governo di Riad. Si sostiene che è un obbligo religioso per ogni musulmano odiare cristiani ed ebrei e che non bisogna imitarli, nè fraternizzare con loro nè aiutarli in alcun modo. Guai a salutarli per primi, guai a porgere gli auguri a Natale. La democrazia è anti-islamica e dunque va respinta. I «Fratelli» che si trovano nelle terre dei miscredenti devono comportarsi come se fossero in missione dietro le linee nemiche, acquisendo nuove conoscenze e fondi da usare per la Guerra Santa o facendo proselitismo. Qualunque altra ragione non è ammessa. E chi osa convertirsi sappia che verrà ucciso.Così si parla nelle moschee e nelle scuole coraniche wahabite. Il problema è innanzitutto lì.

the Treasurer

domenica, settembre 17, 2006

birna blondal sveindottir!

cara Birna ci manchi tanto ritorna dal tuo presidente (vabbè baciamoci no?!)

un articolo sul quale mi trovo d'accordo... da beppegrillo.it

Morta Oriana Fallaci quanti giornalisti liberi di nazionalità italiana rimangono in giro? La Fallaci ha scritto cose che non condividevo e altre su cui ero d’accordo. Ma si è presa sempre dei rischi. Diceva la sua verità, ci metteva la sua faccia. Lascia, più che un vuoto, un baratro nel giornalismo italiano. Fare il giornalista non è facile, ci vuole il protettore. Giornalisti senza padroni non ce ne sono più, e quelli che resistono sono sempre più anziani. E anche ripetitivi, ma non ditelo a Eugenio Scalfari. Bisogna andare nella biblioteca comunale e leggersi vecchi pezzi di Montanelli per tirarsi un po’ su. E Travaglio? Mi si chiederà. Ma Travaglio non è un giornalista, è una persona informatasuifattiatempopieno. Un testimone multioculare. Un fenomeno vivente. Uno da fare ministro della Giustizia.Essere giornalista e non anche servo è una questione di astuzia. Io comunque preferisco il giornalista schierato senza se e senza ma. E’ più pulito, mi è quasi simpatico. Anche se nessuno lo prende sul serio, come un ubriaco al bar, e tutti gli vogliono bene. Fa la pubblicità, ma non è una pubblicità ingannevole. Feltri, Fede, Ferrara, Rossella, la vecchia guardia, gente semplice, una razza in estinzione. Insidiata dagli opinionisti che hanno, soprattutto, una grande opinione di sé stessi.I fighetti del giornalismo, intellettualmente onesti, con la cravatta giusta e la rubrica. Leggi i loro articoli e alla fine ti rimane un senso di vuoto. Non hanno più bisogno di mentire per coprire i fatti. Li annullano con il nulla. E non fanno neppure fatica. I Riotta, i Severgnini, i Mentana.Oriana, ci mancherai. beh penso che non meriti commenti.... lok seals

sabato, settembre 16, 2006

scusate non volevo abbandonare bobby!

scusami bobby non volevo abbandonarti non ti ho proprio visto, non vorrei che pensassi che l'abbia fatto apposta!

venerdì, settembre 15, 2006

ce la semo levata dai coglioni menomale!

Roma, 15 set. (Apcom) - Si è spenta questa notte a Firenze Oriana Fallaci. La giornalista e scrittrice aveva 77 anni ed era affetta da tempo da un male incurabile. La scrittrice è deceduta all'1,30 nella clinica Santa Chiara, dove era ricoverata da giorni per il cancro contro cui lottava da anni. I funerali, per espresso desiderio della scrittrice, si svolgeranno in forma privatissima.

Nata a Firenze il 29 giugno del 1929, la Fallaci durante la seconda guerra mondiale si unì al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra.

La Fallaci iniziò giovanissima la carriera giornalistica, lavorando come inviata speciale ed in seguito come corrispondente di guerra per L'Europeo: dal 1967 in Vietnam, poi nella guerra Indo-Pakistana, in Sud America, in Medio Oriente.

Dopo aver seguito come corrispondente di guerra alcuni tra i più importanti conflitti del secolo scorso, la Fallaci si è dedicata prevalentemente all'attività di scrittrice. A quest'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica. Tra i personaggi intervistati Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Henry Kissinger, Indira Gandhi, Golda Meir, l'Ayatollah Khomeini, e Muammar Gheddafi.

Oriana Fallaci viveva a New York e da molti anni lottava contro il cancro da lei definito "L'Alieno". Con i suoi recenti libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre si era collocata ideologicamente in una posizione che lei definiva di "difesa della cultura occidentale", in netta contrapposizione al fondamentalismo islamico.

Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali negli ultimi anni si era avvicinata alla Chiesa cattolica. Papa Benedetto XVI l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata nel 2005.

Oriana Fallaci "voleva morire a Firenze, come leistessa, nella sua ultima uscita pubblica, a febbraio a New York, mi aveva confidato. Così è stato", ha rivelato Riccardo Nencini, presidente del Consiglio Regionale della Toscana.

Con la morte di Oriana Fallaci "scompare una giornalista di fama mondiale, autrice di grandi successi editoriali, appassionata protagonista di vivaci battaglie culturali, ammirevole nella strenua lotta contro il male che l'aveva colpita", ha scritto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio di intensa partecipazione al dolore dei familiari della giornalista.

Le lacrime della Lega. (ma porcozio)"Piango la morte di un simbolo della cultura, dell'onestà intellettuale e della libertà. Piango chi, nonostante la propria malattia, ha previsto e denunciato i rischi del diffondersi del fondamentalismo islamico in mezzo a un mare di omertà e silenzio vigliacco" dice il leghista Roberto Calderoli. Parole in sintonia con le tante telefonate commosse ricevute da Radio Padania, sulle cui frequenze diversi ascoltatori hanno pianto in diretta. "Sul piano delle idee e del modo di concepire la politica resta un profondo disaccordo" dice il Nobel per la Letteratura Dario Fo che ricorda le posizioni fortemente identitarie e di contrapposizione con l'Islam dell'ultima Fallaci, sottolineando di "aver sempre dichiarato ciò che pensavo di lei e del suo lavoro: ho sempre detto che aveva posizioni aggressive, antistoriche".

giovedì, settembre 14, 2006

vincere .... e vinceremo

come glie dona bene la celtica de sfondo a sta città... ti fa sentire quell'aria di manganellate e quel profumo d'olio di ricino che non si sente piu' dal 1945... eh i militanti de destra... o militanti fascisti... lascio fare all'immaginazione potrei sbagliarmi... look seals

vien po qua a papà

Migliaia di uomini farebbero follie per lei, eppure Michelle Hunziker non riesce a trovare un compagno. "Non faccio l'amore da un anno", ha confessato in un'intervista che sarà pubblicata domani dal settimanale "Donna Moderna". Negli ultimi mesi, l'ex moglie di Eros Ramazzotti ha confidato di aver ricevuto anche due dolorosi rifiuti, uno dei quali piuttosto inconsueto. "Ho scoperto che l'uomo che mi piaceva era gay: è stata una delusione atomica", ha confidato.

complimenti... brava gente... che tristezza....

Camerati a raccolta da tutta Europa. Dal 29 settembre al primo ottobre il viterbese si prepara ad accogliere rappresentanze di teste rasate che arriveranno da tutto il continente per il terzo "Campo d´azione": ci saranno i greci di Alleanza Patriotti- ca, i tedeschi del Npd, rappresentanti del Fronte Nazionale di Jean Marie Lepen, il British National Party e i rappresentanti del Movimento nazifascista rumeno. A fare gli onori di casa, fra saluti romani e camicie nere, saranno "i bravi ragazzi" nostrani di Forza Nuova, che per adesso si guardano bene dal comunicare il luogo del fascistissimo raduno. Che forse si terrà a Viterbo, oppure a Soriano nel Cimino o ancora Barbarano Romano. Se la sede è ancora da definire, pronto o quasi è il programma delle tre giornate: «Possiamo solo dire - ha spiegato il segretario provinciale del movimento, Danila Annesi - che il convegno avrà carattere europeo e che sarà di elevato spessore culturale. Per garantire tranquillità ai lavori - ha aggiunto - ci riuniremo in una struttura privata del viterbese. Al termine sarà diffuso un esauriente comunicato stampa che illustrerà l´iniziativa in tutte le sue molteplici sfaccettature». Ossia quelle politiche, come il faccia a faccia previsto per la seconda serata fra il leader di Forza Nuova Roberto Fiore e quello del Ndp (Partito Nazionaldemocratico Tedesco) Udo Voigt, ma anche quelle sportive: come i virilissimi tornei di braccio di ferro e tiro alla fune. Lunga anche la lista degli incontri tematici previsti: si va dal quasi metafisico "l´uomo nuovo di fronte alla decadenza", al più materiale "sistemi impazziti, usura e crisi del credito". Proprio vero, «elevato spessore culturale», per dirla con il segretario Annesi.Fin qua l´abbiamo messa sullo scherzo, ma la vicenda è terribilmente seria. Non fosse altro per la lista delle delegazioni che caleranno su Viterbo da tutta Europa al grido di «Tradizione, formazione, rivoluzione». Che poi è il motto del terzo Campo d´Azione (il secondo si svolse l´anno scorso a Latina, anzi a Littoria per dirla come Forza Nuova). Gente come i militanti greci di Allenza Patriottica (protagonisti nel giugno scorso di violenti incidenti con la polizia a Salonicco durante una manifestazione per commemorare «i fasti della cultura e dell´identità ellenica, magnificamente rappresentati dal Mito di Alessandro Il Grande», come recita un comunicato stampa di Fn, culminata con l´occupazione della redazione del canale televisivo pubblico ET3) o come i bravi ragazzi del Partito Nazional Democratico Tedesco. Quelli che in occasione del 60° anniversario della fine della seconda guerra e della caduta del terzo Reich tentarono di organizzare una manifestazione a Berlino a pochi metri di distanza dal memoriale delle vittime dell´Olocausto. Del resto, non erano stati sempre loro ad interrompere il minuto di silenzio in ricordo delle vittime del nazismo durante la seduta d´apertura del parlamento sassone? Logico allora che l'adunata di Viterbo susciti al tempo stesso preoccupazione e indignazione. «Ad oggi - ha detto il questore Raffaele Micillo - non abbiamo avuto alcuna comunicazione ufficiale da parte di Forza Nuova in merito al raduno. Ovviamente noi seguiamo costantemente l´evolversi della situazione sotto il profilo dell´ordine pubblico». Chi invece, e giustamente, non vuol proprio sentire parlare di teppaglia nazista libera di girare e salutare il mondo a braccia tese sono i partiti dell´Unione. «Non riteniamo tollerabile che la Tuscia - dice una nota - possa diventare per tre giorni luogo di ritrovo per i neonazisti di Forza Nuova. Pensiamo che organizzazioni dichiaratamente fasciste, xenofobe, antisemite non debbano avere spazi messi a disposizione delle istituzioni per propagandare idee di quella natura». Io invece penso che gente del genere non merita neanche il diritto di parola.... I FASCISTI NON HANNO DIRITTO DI PAROLA NE' DI MANIFESTARE... look seals

mercoledì, settembre 13, 2006

ciò un nero d'avolaaaa!

cioè a me me farebbe piacere se voi verrebbe da me a vedevve na partita dellinter visto che mo ho cambiato pure squadra, ve faccio assaggià un nero d'avola che a fine der monno.

annata magra con intercultura!

il vostro amato presidente ha attentamente osservato la nuova generazione di ragazze di intercultura in cerca di una degna erede di...... voi sapete a chi mi riferisco, consultandomi con esperti del settore quali il vice presidente e il guardia sigilli siamo giunti ad un inevitabile conclusione...... questo sara' un anno triste per gli scambi interpersonali tra paesi! con l'augurio di annate piu felici il mio consiglio è di darci alla politica interna!!!!

martedì, settembre 12, 2006

YOGHI

Il papa rifiuta la teoria dell'evoluzione...

RATISBONA - Sull' immensa spianata di Islinger Feld a Ratisbona (Baviera, sud della Germania) papa Benedetto XVI ha celebrato la messa all'aperto davanti a 300 mila fedeli, il cui afflusso era cominciato gia' nella notte. In precedenza il pontefice era stato acclamato al suo arrivo sulla Papamobile, con la folla che scandiva a lungo il suo nome in italiano: 'Benedetto, Benedetto'. Quella di oggi e' la terza messa all'aperto che il papa celebra in questo suo viaggio in Baviera, dopo quelle di domenica a Monaco e di ieri al santuario mariano di Altoetting. A Benedetto XVI le teorie sull' evoluzionismo non convincono affatto. Sono ''irragionevoli''. Durante la messa il Papa teologo ha invitato i cattolici desiderosi di capire, a porsi una domanda - ''che cosa esiste all'origine?'' - tenendo presente che ''i conti sull'uomo, senza Dio non tornano'', cosi' come ''i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui non tornano''. Le possibilita' di risposta, ha spiegato il Papa, sono solo due: o ''e' la Ragione creatrice, lo Spirito che opera tutto e suscita lo sviluppo o e' l'Irrazionalita' che, priva di ogni ragione, stranamente produce un cosmo ordinato in modo matematico e anche l' uomo e la sua ragione''. Se cosi' fosse, sarebbe allora ''il risultato casuale dell' evoluzione e quindi in fondo anche una cosa irragionevole''.Poi ha ricordato: ''Noi cristiani diciamo: credo in Dio padre, creatore del cielo e della terra, credo nello spirito creatore. Noi crediamo che all'origine c'e' il verbo eterno, la Ragione e non l'Irrazionalita'''. Sin dai tempi dell'Illuminismo ''almeno una parte della scienza si impegna con solerzia a cercare una spiegazione del mondo in cui Dio diventi superfluo'' ma, ha ripetuto, alla fine ''i conti non tornano'' mai. ''Oggi che conosciamo le patologie e le malattie mortali della religione e della ragione, le distruzioni dell' immagine di Dio a causa dell'odio e del fanatismo, e' importante dire con chiarezza in quale Dio noi crediamo'' ha aggiunto il Pontefice, che si e' soffermato a riflettere sul ''volto umano di Dio'' e sul fatto che la ''fede richiama alla responsabilita''. commento. questo sta fuori come na scimmia... ( per rimanere in tema di evoluzione...!) look seals

first mission is gone....

la prima missione e' andata bene... sono le ore 1:o8 am

seguiranno altre... il sistema attende...

ma io sono io...?

buona notte a tutti

look seals

lunedì, settembre 11, 2006

per non dimenticare....

Il silenzio di New York ha ricordato le vittime di cinque anni fa, l´11 settembre 2001, quando due aerei si schiantarono contro le torri gemelle del World Trade Center. Due lunghissimi minuti. Il primo alle ore 8.47 locali (le 14.47 in Italia), proprio nel momento dell´impatto fra il volo 11 dell'American Airlines e la torre nord. Il secondo minuto di silenzio, alle 9.03 (le 15.03 in Italia), quando la Torre Sud fu colpita dal volo United 175. Poi, nella desolazione di ground zero, lo spazio vuoto dove un tempo si alzavano le torri, mariti, mogli e compagni delle vittime di New York dell'11 settembre hanno cominciato la lettura dell'intero elenco dei 2749 morti delle Torre Gemelle. Un rito che si ripete ogni anno. George W. Bush, accompagnato dalla first lady Laura, ha deposto nella serata di domenica due corone di fiori in due vasche d´acqua che indicano il punto dove un tempo erano le torri. E una corona di fiori verrà deposta dal presidente americano anche a Shanksville, in Pennsylvania, dove si schiantò al suolo il volo UA93, quello i cui passeggeri si ribellarono ai dirottatori, e al Pentagono. Ma il momento più atteso è lunedì sera alle 21 (le 3 di martedì in Italia), quando Bush farà un discorso alla Nazione dallo Studio Ovale all'ora di massimo ascolto delle tv americane: un discorso che il suo staff annuncia come «una riflessione» sull'11 Settembre. Una piccola riflessione la faccio anche io che non conto un cazzo ma ho piu' coscienza di quel figlio di puttana di un presidente balordo.... sulle vittime innocenti di un sistema marcio e imperialista quale quello degli Stati Uniti... che il 'povero' Bush possa andare a dormire stasera con 2749 persone sulla coscienza... peace fratelli... look seals

domenica, settembre 10, 2006

Resmye Jebel è uscita dal Khiam, dove ha trascorso diversi periodi di detenzione. Il campo di detenzione del Khiam è fino in fondo un tipico carcere israeliano, non solo perché è controllato dagli israeliani, ma anche perché le pratiche di tortura fisica e psicologica dei prigionieri sono assolutamente identiche a quelle a quelle di tutte le carceri israeliane in Palestina. Prima di parlare della vita in carcere voglio parlare della vita quotidiana nei territori libanesi occupati da Israele. L'occupazione ha sconvolto la nostra vita, non abbiamo più potuto usufruire dei nostri servizi sanitari e per qualsiasi nostro spostamento, compresi quelli per andare a lavorare nei campi, la nostra principale fonte di sopravvivenza, abbiamo iniziato a dipendere dai permessi israeliani. Sono iniziate le perquisizioni e le intimidazioni: una delle abitudini preferite degli israeliani è quella di passare di notte a bussare alle porte della gente dicendo di essere della Resistenza. Se rispondi naturalmente vieni arrestato, se non rispondi e il giorno dopo non vai a denunciare che è passato qualcuno della Resistenza vieni arrestato ugualmente. Io sono stata arrestata per la prima volta nell'86. Sono stata portata davanti ad un ufficiale e a due soldati israeliani che hanno iniziato ad interrogarmi. Alla fine mi hanno chiesto di diventare una collaboratrice. Quando ho rifiutato mi hanno minacciato di abbattere la mia casa e di arrestare tutta la mia famiglia. L 'interrogatorio è durato due giorni e poi sono stata rilasciata dal carcere e messa agli arresti domiciliari. Tutti nel villaggio sono stati minacciati di arresto se avessero parlato con me. Nell'89 hanno arrestato mio fratello e picchiato tutta la mia famiglia. Dopo poco hanno arrestato anche mio padre e da quel momento le perquisizioni e i pestaggi sono stati pressoché quotidiani. Mia nipote a causa dello stress legato a queste continue aggressioni soffre di gravi problemi psichiatrici, probabilmente irreversibili. Poco dopo mi hanno arrestata di nuovo e mi hanno portata al Khiam, dove tre donne soldato israeliane mi hanno incappucciata con un sacco nero di plastica dall'odore schifoso e mi hanno legato le mani. Per umiliarmi, visto che sono religiosa, durante la perquisizione mi hanno tolto il velo di fronte agli uomini. Poi sono stata portata all'interrogatorio che è durato oltre 12 ore, finché hanno portato 2 fili elettrici e hanno iniziato con le scosse elettriche sulle mani e sul seno. La tortura con l'elettricità era resa ancora più atroce dalla minaccia di violentarmi di fronte alla mia famiglia. Erano 2 soldati israeliani a interrogarmi e torturarmi. Alla fine sono stata portata in una cella di nemmeno 70 centimetri e il mattino dopo, alle 6, è ricominciato l'interrogatorio con le stesse torture del giorno precedente, ma molto più intense, ad esempio le scosse elettriche erano rese più efficaci e dolorose bagnando la pelle con acqua fredda e calda. Alle scosse elettriche seguivano pestaggi di vario genere e simulazioni di impiccagioni che si interrompevano solo al limite dello strangolamento; ogni tanto facevano delle pause portandomi in bagno e costringendomi a inginocchiarmi e ad infilare la testa nel cesso. E' stato così tutti i giorni, per oltre un mese. La notte, quando pioveva, le guardie entravano nelle celle e ci portavano fuori e ci facevano stare sotto la pioggia, bendate. Quando è finito il periodo dell'interrogatorio, la situazione non è migliorata: non solo non sono migliorate le condizioni fisiche, ma in ogni cella c'era una collaboratrice. Nella mia cella eravamo in 6 e dovevamo dividere 2 litri d'acqua al giorno per bere e per lavarci. In questa situazione le malattie erano inevitabili: molte malattie della pelle ma anche problemi intestinali, reumatici, ginecologici ecc. Le cure mediche ci sono state totalmente negate.La situazione era ancora più dura per le anziane: molte di loro soffrivano di cuore e non erano in grado di sopportare ne la tortura, ne l'interrogatorio, ma venivano ugualmente torturate, e quando svenivano venivano picchiate finché non si svegliavano, veniva dato loro del valium e l'interrogatorio e la tortura ricominciavano. A causa dei pestaggi e delle scosse elettriche la nostra pelle cadeva a brandelli, e questo rendeva tutto ancora più doloroso. Il cibo era marcio e pieno di insetti, ma noi mangiavamo l0 stesso perché volevamo sopravvivere.Mi chiedo dove sono tutte queste associazioni per i diritti umani di cui sento parlare. Dopo che sono uscita dal Khiam, io e le mie compagne ci siamo rivolte alla Croce Rossa e ad altre associazioni, ma senza alcun risultato. Tra l'altro la maggior parte dei prigionieri del Khiam non ha nemmeno svolto attività nella resistenza: si tratta di civili che vengono presi nel tentativo di farne dei collaboratori, di familiari di combattenti, di gente qualsiasi. D: - Ci sono organizzazioni di base libanesi che si occupano della situazione dei prigionieri del Khiam?R. J. - Fino al '92 solamente Hezbollah si è occupato della situazione del Khiam, dopo è nata l’Associazione per i detenuti del campo di concentramento del Khiam, che cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica internazionale, ma anche nazionale, visto che pare che molti libanesi non sappiano o fingano di non sapere che questo carcere si trova a pochi chilometri dalle loro case. D: - All'interno del carcere sono state tentate forme di organizzazione tra i prigionieri?R. I. - No, le condizioni non lo permettono, ma l'associazione di cui parlavo è stata creata da ex prigionieri ed è il punto di riferimento dei prigionieri che escono dal Khiam. D: - Qual'è la divisione del lavoro all'interno del carcere tra l'esercito israeliano e l' E. S. L.? R. J. - Gli israeliani danno gli ordini e le guardie di Lahad li eseguono. Gli israeliani controllano i prigionieri e prescrivono se aumentare o mantenere stazionaria la tortura. Non ci sono dubbi su chi comanda! Il segretario generale di Hezbollah, Nashrallah, ha sfidato Lahad a iniziare la trattativa per la fine del conflitto se veramente ha un minimo di potere. Ma naturalmente sono gli israeliani che decidono cosa fare.(senza censura - novembre 1997) L’ingresso del campo di concentramento israelianodi Khiam (Libano) E-Mail: aine@aine.itCopyright ® 2005 Aine Cavallini - Firenze - ItalyTutti i diritti riservati.

noi siamo con israele e anche il lello e il mazzini e il bobby

Condivido l’ansia e i timori di Israele – afferma il Consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi – per le notizie drammatiche che giungono in questi giorni . E’ inaudita l’aggressione programmata e portata a termine dal confine nord con il Libano, e da Sud, da Gaza. L’offensiva è partita da quei territori che il governo di Gerusalemme aveva volontariamente abbandonato in nome della pace, ma evidentemente non tutti la pensano allo stesso modo. Molti sono infastiditi dal fatto che Israele sia l’unica democrazia presente nei territori del Medio Oriente e vorrebbero distruggerla.” Nella recente riunione del G8 di San Pietroburgo è stato confermato il diritto di Israele di difendersi contro attacchi gravissimi, come l’assassinio e il rapimento di suoi soldati e di suoi cittadini. “La scelta – aggiunge Filippi – oggi è tra terrorismo e democrazia, come ha detto giustamente Berlusconi, noi, a differenza dei sedicenti pacifisti nostrani, non abbiamo dubbi nello schierarci dalla parte di Israele e del suo diritto di esistere.” Il Gruppo regionale di Forza Italia ha predisposto una risoluzione per esprimere la propria solidarietà allo Stato di Israele ed alla sua popolazione duramente colpita dagli attacchi terroristici da Libano e Gaza. Ha inoltre invitato il Governo italiano a condannare senza se e senza ma, gli attacchi perpetrati dalle milizie filo iraniane e filo siriane contro la democrazia israeliana, a condannare le parole espresse dal rais siriano e dal presidente iraniano finalizzate alla distruzione dello Stato ebraico. Nella risoluzione il gruppo di Forza Italia chiede di adoperarsi affinché vengano liberati i militari israeliani presi in ostaggio; che cessino i lanci di razzi e missili da Gaza e dal Libano. Infine si chiede che tutte le fazioni palestinesi accettino il riconoscimento dello Stato di Israele ed il ripudio della violenza; che sostengano le iniziative intraprese dal Governo israeliano e da alcune forze politiche palestinesi per realizzare l’obiettivo condiviso di “due popoli, e di due stati

La classe politica, questa enorme massa gelatirosa che si rimpizza della sua stessa vanesia brodaglia verbale, simulante discorsi gravi, è la fauna di scarto dello zoo mediatico. Si dovrebbe ad ella classe togliere la facoltà di nuocere al feto con la sua cosanostra verbale, prima che il gusto del bel diro si corrompisce in maniera superman, fossilizzandosi nelle sue immutabili litanie d'orrore. Che questi politici comunichino a gesti! anche se comprendo ciò faciliterebbe di gran lunga i leghisti, esperti gestanti, rispetto al resto della bandana (come dimenticar la dialettica fortebraccio di Bossi?) Il politico, geograficamente indifferenziato, fa tali scortesi violenze al linguaggio, che quasi equaglia quelle che infligge alla cosa pubblica. Prendiamo un modus indecentis che di questi tempi è sempre più in augen: l'Islam moderato, come unica contrapposizione all'Islam explotion, terze vie pare non ci siano. Come dire, esiste l'Islam e anche l'Islam moderato, da ciò parrebbe di evincere che il primo, ossia l'Islam base, l'islam maggiorata, sia in qualche modo facinoroso, malevolo, comunque sospetto, e solo un derivato dell'Islam base sarebbe olrait...Come se i cristiani di tutto il mondo venissero definiti moderati perché in Irlanda v'è una minoranza di tali, facinorosi e dediti al bombi e fuggi. Se fossi mussulmano mi incinghialerei. Corretto sarebbe dire, o Prodi e gli altri tuoi colleghi frasifattisti, che vi parete nel giuste, questo è un attacco all'Islam e non come hai detto questo è un attacco all'Islam moderato, confessando implicitamente che per voi l'Islam è di fondo fanaticotto. C'è l'islam e una frangia pseudoislamica estremista, cosicché caro Prodi dai una dimensione non fallaci all'Islam di base, ed eviti di fare involontariamente le corna con le mani in tasca. Altro capolavoro derivato: la parola "pacchetto" a riassumere un crogiuolo di leggi ad Pessoa, il pacchetto sicurezza: frasi del genere andrebbero punite con la Pera di morte, o anche con la morte (fisica e non certo politica, ci mancherebbe) di Pera. Si dovrebbe evirare come la peste l'uso di parole che hanno un doppio significato il cui più saltinmentess è quello rozzo e credulone. Ma chi diamine può evitare di pensare a cracker, sigarette, regalini, condomini e compagnia brilla alla parola pacchetto, pur seguita da altre più nobili come "sicurezza"? Alzi la mamma chi non ha provato un seppur blando moto di ironia davanti ai nomi di questi provvedimenti ballanzoni, ancor prima che per la loro sostanza. Ci vuole serietà, punizioni corporali a gogo verso gli sgherri, noi non siamo pe la politica moderata, dunque moderate ir linguaggio, voi che dovreste. Esse politico non significa solo sfregiare ir mondo, il continente, la nazione, la regione o la città che governi, significa anche essere un mafioso che sciogli nell'acido la lingua dei nostri padri, e l'ugola delle nostre madri, assieme alle tonsille. Basta coi "bacini di utenza", lo "spalmare" di marlobrandesca memoria, la "Manovra", il "tavolo di lavoro" (frase che avrebbe il diritto di pronunciare solo un falegname, uno che i suoi soldi se li suda). Basta con altre ignominie degenere. stop the trash e go home. Fine dello scritto politico qualunque.

venerdì, settembre 08, 2006

basta con l'eurospin

basta! siamo stufi di fare inutili code all'eurospin per risparmiare un pò di soldi, colpa del caro vita che distrugge le tasche degli italiani, noi costretti a litigare per dover andare a comprare il necessario per sopravvivere, e non riusciamo a trovare neanche un buco per poterci infilare, e vogliamo parlare delle interminabili code che ti fanno venire voglia di scappare con la busta in mano, niente meno che l'altro giorno c'era tanta di quella fila che mi sono seduto sulla sedia da campeggio in offerta a famme un giro iustel, si perchè poi te pija na fame nervosa che non ce vedi e siccome la fila arrivava al banco dei salumi ho preso la prima cosa che arrivava in mano, e guardacaso erano proprio iustel. il mio monito è rivolto a tutte queste ragazze extracomunitarie che per lavoro sottostanno alle alle lamentele dei clienti, allora io dico: Rumene de trent'anni unitevi, (anche se ne conosco una che è già unita da molto) riunitevi nelle "sezioni" e fate la revolucion.

mercoledì, settembre 06, 2006

Forattini...se non ci fossi, bisognerebbe inventarti

So che tra voi ch'è chi non ama Forattini...ma c'è da diere che questa vignetta riassume davvero tutto il succo della politica di questo nuovo Governo... Senza polemiche...io dico basta alle ipocrisie di questo Governo...basta. Predicare bene e razzolare male è sempre stata una peculiarità di tutti i politici, ma questo è davvero troppo. Non vi rendete conto che ci stanno prendendo per il culo? Non tanto a me che il voto non glielo avrei dato mai e poi mai...ma voi altri che li avete votati non vi sentite così poco rappresentati? Poi ho torto quando dico che in Italia ci sarebbe bisogno di un colpo di stato...tanto per toglierli di mezzo a questi zammameri, merdosi politici di merda. Questa Italia sembra non essere più la mia Italia. Un paese che amo ma che non ha le palle per farsi rispettare, un paese ipocrita, un paese di falsi benestanti, un paese di falsi poveri... Ma porca Puttana ribelliamoci a ste quattro pecorari che guadagno migliaia e migliaia di euro al mese, andiamoci noi giovani al Governo che sappiamo cosa significa vivere e studiare senza avere certezze sul nostro futuro...noi possiamo cambiare l'Italia non i vari Prodi, Berlusconi e via discorrendo...CAZZO RAGA' QUESTA PUO' DIVENTARE UNA MISSIONE DEL FIGHT CLUB! Sono incazzato nero, porca troia...

martedì, settembre 05, 2006

Ciao presidente.....

Caro Cipe,non sono riuscito a dirti quello che volevo, per paura di farti capire che il tempo era inesorabile e la malattia terribile. Scusami, ma credo che ti debba ringraziare soprattutto per la pazienza che hai sempre avuto con me.Per i tuoi occhi che sorridevano, fino alla fine, ai miei entusiasmi o all’ironia con cui cercavo di superare insieme a te momenti difficili.Pochi giorni fa, pochissimi, mi parlavi con un filo di voce - e con l’espressione di chi ti vuole bene - dell’Inter, proiettando il tuo pensiero in un futuro che andava oltre le nostre povere, ignoranti, possibilità umane.Qualche mese fa ti chiedevo un po’ scherzando un po’ sul serio come mai non riuscivamo ad avere un arbitro amico, tanto da sentirci almeno una volta protetti, e tu, con uno sguardo fra il dolce e il severo, mi rispondesti che questa cosa non potevo chiedertela, non ne eri capace. Fantastico. Non ne era capace la tua grande dignità, non ne era capace la tua naturale onestà, la sportività intatta dal primo giorno che entrasti nell’Inter, con Herrera che ti chiamò Cipelletti, sbagliandosi, e da allora, tutti noi ti chiamiamo Cipe. Dolce, intelligente, coraggioso, riservato, lontano da ogni reazione volgare.Grazie ancora di aver onorato l’Inter, e con lei tutti noi. Massimo Moratti

domenica, settembre 03, 2006

Tanti Auguri PRESIDENTE

A nome di tutti i soci del Fight Club e da parte de sta ficona... TANTI AUGURI PRESIDENTEEEEEEEEEEEEEEEE, sei il "the best".

coa significa essere socialisti....

IL PARTITO dei socialisti europei ha un motto: "Socialisti e fieri d'esserlo!". Può anche essere che ne siano fieri, ma definirsi socialisti è fare un torto alla lingua. Se "socialista" vuol dire qualcosa, infatti, il Pse non può continuare a definirsi tale. Si tratta di altra cosa, di qualcosa di ragionevolmente diverso da un partito di destra, ma non socialista. Sarebbe auspicabile che la politica europea lo capisse. Si prendano in considerazione le situazioni dei principali partiti della sinistra in Europa. Al potere da più tempo di qualunque altro è il Partito Laburista britannico, e nessuno dei suoi leader - tanto meno Tony Blair - lo definirebbe socialista; di tanto in tanto egli arriva a parlare di socialdemocrazia. I Socialdemocratici tedeschi, facenti parte della coalizione guidata dalla cristiano-democratica Angela Merkel, non sono in grado di concludere molto di per sé, tranne - come al momento - determinare un impasse nel processo politico interno. Perfino i socialisti spagnoli - la vittoria dei quali l'anno scorso è sopraggiunta del tutto imprevista, ma che da allora sono stati in grado di consolidare il loro potere in modo sbalorditivo sotto la leadership di Josè Zapatero - più che in una riforma economica in senso socialista, sono impegnati nella liberalizzazione della società. In Svezia i socialdemocratici sono un partito quasi permanentemente al governo, e sono in quella condizione perché hanno assunto una posizione sempre più centrista. Nei Paesi Bassi un partito laburista non al potere è alla ricerca di nuove posizioni principalmente in tema di immigrazione in un Paese nel quale si è andata gradualmente rafforzando l'opposizione all'arrivo di altri immigrati e nel quale si sta assumendo un atteggiamento molto più rigido nei confronti dell'Islam radicale. In Francia i socialisti subiscono ancora le conseguenze della loro drammatica sconfitta del 2002 e della loro profonda spaccatura in relazione all'Europa, mentre la candidata favorita alla presidenza, la popolare Segolene Royale, sta a poco a poco virando verso posizioni sempre più centriste - si potrebbe quasi chiamarle di destra - e proprio queste la rendono così popolare. In Italia, dopo un periodo turbolento - che per molti aspetti potremmo definire vergognoso - di governo della destra, è andata al potere la sinistra e l'Unione delle sinistre ha già iniziato a fare quello che il governo di destra non ha fatto: liberalizzare l'economia. Si tratta di qualcosa di necessario, che non si può dire appartenga alla politica della sinistra. Al tempo stesso, la sinistra si è presa l'arduo compito di unire i principali partiti che la compongono e questo deve alimentare un dibattito su ciò che la sinistra incarna. Tale operazione assomiglierà al dibattito che ha dato vita al New Labour all'inizio degli anni Novanta, anche se avrà luogo in circostanze ancora più complesse. Tutti i partiti della sinistra europea, di tradizioni quanto mai diverse e che devono far fronte a problemi nazionali quanto mai disparati, sono simili per taluni aspetti fondamentali. Non credono più - o almeno non agiscono più in base alla convinzione - che provvedimenti socialisti in campo economico sosterranno la crescita e nemmeno, su un periodo più lungo, l'impiego. Sono alle prese con una reazione violenta, comune a tutta Europa, nei confronti dell'immigrazione, e con la paura per l'Islam radicale, per contrastare le quali devono mettere a punto precise metodologie politiche. Infine, vedono il loro elettorato tradizionale, la classe lavoratrice organizzata in sindacati, continuare a ridursi sempre più. Negli ex stati comunisti, la vita dopo il comunismo si è rivelata assai dura per i partiti democratici di sinistra che hanno dovuto combattere per conquistare potere politico. In Europa tra i partiti di sinistra e quelli di destra esiste - o può esistere - una differenza di pratiche e di principi: il Pse si esprime al meglio nel perseguire un modello sociale europeo, che conterà su un'alta imposizione fiscale per supportare un welfare state relativamente generoso, buoni servizi sanitari, un'educazione pubblica e un'alta spesa per le infrastrutture pubbliche. Questa è la socialdemocrazia, ma è stata, più o meno, altresì la prassi seguita da molti dei partiti di centrodestra in Europa (ma non nel Regno Unito dagli anni Settanta in poi). Un accordo de facto tra centrosinistra e centrodestra sulla conservazione di un welfare state generoso e interventista non è sparito, anzi è così forte che un governo guidato da Silvio Berlusconi - che si definiva uno che avrebbe affrancato l'economia italiana dalle sue catene corporative - ha fatto davvero poco per cambiarne la compagine di fondo. Che cosa attenderci, di conseguenza, allorché eleggiamo un governo di sinistra? Non più una trasformazione economica; non più un automatico approccio liberale alle questioni sociali e a quelle correlate all'immigrazione; non più, neppure, un sostegno ai lavoratori. Ci aspettiamo piuttosto un approccio maggiormente sociale; un atteggiamento maggiormente liberale nei confronti delle questioni sociali e individuali; un'enfasi maggiore sull'integrità; una maggiore volontà di promulgare leggi rispettose dei diritti delle donne. Tutte queste differenze sono importanti: possono voler dire un cambiamento in meglio nei diritti e nelle vite delle persone. Ma si tratta, nondimeno, di differenze relative, perché dai governi di destra non ci aspettiamo che siano contrari a queste cose, quanto meno non in modo esagerato e drastico. Esistono, è ovvio, ragioni precise per le quali i partiti non possono repentinamente cambiare i concetti nei quali credono, anche se non agiscono in base ad essi già da tempo. C'è la tradizione - spesso una tradizione di lotta, talvolta di oppressione, che non può essere accantonata alla leggera. Forse è perché il Labour Party britannico non è mai stato oggetto di repressione da parte delle forze di una destra totalitaria - come in Germania, Italia e Spagna - che esso è stato capace di cambiare così radicalmente e apertamente come ha fatto. Ci sono i membri di partito, molti dei quali restano aggrappati all'idea che il socialismo può prevalere. E c'è infine l'opposizione della destra che tende - come del resto tutte le opposizioni - a costringerli a caratterizzarsi come rivali della destra, obbligandoli di conseguenza a rimanere attaccati al nome di socialisti. Una delle ragioni migliori è che il socialismo - il socialismo democratico - ha ottenuto tanti buoni risultati nel secolo o poco più dacché esiste. Le sue due degenerazioni totalitarie - il nazionalsocialismo e il comunismo - non possono di per sé inficiare la forza grazie alla quale il socialismo progressista, di importanza secondaria prima della seconda guerra mondiale, da allora è di importanza primaria. Le pressioni popolari per una società più equa sono state espresse dai partiti democratici socialisti e sostenute al governo. Laddove nella seconda metà del secolo scorso sono rimasti in carica regimi autoritari - come in Spagna, Grecia e Portogallo - i socialisti vi si sono opposti e dopo la loro caduta, una volta al governo, hanno fatto molto per porre rimedio ai danni inferti alle rispettive società. Hanno contribuito a dare dignità e sicurezza ai lavoratori; hanno dato voce ai valori della tolleranza e del liberalismo nelle questioni sociali; e a livello internazionale si sarebbero ritrovati schierati per la pace e la riconciliazione. In effetti, il fatto stesso che il centrodestra non possa più mettere seriamente in discussione questi risultati, è un riconoscimento al loro successo. Per questo successo, però, si sono trasformati di continuo. L'essenza del centrosinistra è la sua flessibilità, che i suoi oppositori chiamano opportunismo, ma che di fatto è una ponderata agnizione dei cambiamenti socio-economici. In questa fase della storia europea, il socialismo - se con questa parola si indica un insieme di misure economiche e sociali, più che una memoria storica - non ha più significato: se fa appello ai militanti più anziani, non da più la carica ai giovani; se evoca la visione di un grande passato, ipoteca il futuro. Tuttavia esiste ancora un ambito di politica progressista del quale è erede la sinistra. È la politica che ricorre a una varietà di mezzi, compresi i meccanismi di mercato, per far sì che i servizi forniti alla società - come la sanità, l'educazione, le pensioni - siano efficienti e al contempo adeguatamente finanziati. La liberalizzazione dell'economia, del genere di quella che sta al momento perseguendo l'Unione di sinistra, scatenerà sempre la collera delle categorie che hanno ricavato beneficio dal regime di monopolio, ma laddove la liberalizzazione stimola la caduta dei prezzi dei servizi e dei prodotti, come spesso accade, allora arrecherà beneficio a una più vasta fetta dell'elettorato. La sinistra è stata propensa a essere liberale nelle tematiche sociali e ancora può esserlo. Come forza laica, essa fornisce spazio all'espressione artistica e personale che preferisce la partecipazione attiva alla passività. Può esprimere un ottimismo sociale che incoraggia l'impegno comune a migliorare l'ambiente, ad assistere le persone più vulnerabili e a portare aiuto a quella vasta parte di mondo tuttora sprofondata nell'indigenza. Può benissimo esprimere opposizione alla tirannia in altri Paesi e indicare - anche adesso che il progetto di liberare l'Iraq si impantana - una strada migliore per togliere dall'oppressione i popoli tuttora gravati da un regime totalitario. Più di ogni altra cosa, la sinistra ha la capacità di dare una visione a una società che ancora esige valori in cui credere. Questa visione deve essere pluralista, lasciare spazi e possibilità di evoluzione a fedi e principi che non sono necessariamente quelli della sinistra. Ma deve anche avere una propria integrità, quella della solidarietà, dell'apertura a dialogare, della volontà a trovare compromessi. Deve continuare la sua lotta per una democrazia in senso più ampio, non contro la dittatura - come adesso, quanto meno in Europa - ma contro l'apatia e la frammentazione della società. Tutto ciò fa parte della sua eredità e potrebbe essere parte del suo futuro. Creare un nuovo partito a partire da quelli esistenti - come adesso ha occasione di fare la sinistra italiana - potrebbe voler dire ridefinire e dare nuovo vigore a una politica progressista per questo secolo. A livello europeo, potrebbe offrire ai partiti europei della sinistra una base a partire dalla quale proporre la modernizzazione delle loro rispettive società. Se il Pse non può più dire "Socialisti e fieri di esserlo!", può essere tuttavia davvero fiero di quello che potrebbe diventare: una forza a favore della democrazia, della solidarietà popolare e dell'internazionalizzazione della libertà. look seals

venerdì, settembre 01, 2006

giusto per nn essere presi per il culo....

premettendo che ogni schieramento ha le su magagne senza dubbio... e che coloro che in tangentopoli si sono comportati in certi modi non erano socialisti altrimenti sarebbero stati ossimori viventi...! che fai ti ritieni una persona pronta all'eguaglianza e alla distribuzione della ricchezza ( brutta sta cosa è... mannaggia sta gente de sinistra che ha ideologie a favore della pace dell'uguaglianza e della ridistribuzione delle ricchezze.... per il popolo... ) e poi rubi...? significa che non lo eri in finale o lo eri solo di nome... tangentopoli ha fatto quello che doveva fare e guarda caso il culo è stato rotto a tutti da un giudice 'comunista'.... of Peter.... ma andiamo avanti .... ora che mi si venga poi a dire che il Silvio è una brava persona e che fa il bene dell' Italia... io da cittadino non di sinistra ma solo da cittadino mi sentirei preso per il culo se ho un minimo di coscienza per andare a vedere le magagne che ha fatto.... Bugie sulla loggia P2 (falsa testimonianza)La Corte d'appello di Venezia, nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il falso davanti al Tribunale di Verona a proposito della sua iscrizione alla P2, ma il reato è coperto dall'amnistia del 1989. Interrogato sotto giuramento Berlusconi aveva detto: "Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo [.]. Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta". Berlusconi però si era iscritto alla P2 nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e aveva pagato la sua quota. Così i giudici della Corte d'appello di Venezia scrivono: "Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verità [.], smentite dalle risultanze della commissione Anselmi e dalle stesse dichiarazioni rese del prevenuto avanti al giudice istruttore di Milano, e mai contestate [.]. Ne consegue quindi che il Berlusconi ha dichiarato il falso", rilasciato "dichiarazioni menzognere" e "compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza". Ma "il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia". Tangenti alla Guardia di Finanza (corruzione)I grado: condanna a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente attenuanti generiche). Appello: prescrizione per tre tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione con formula dubitativa (comma II art.530 c.p.p) per la quarta. Nelle motivazioni si legge: "Il giudizio di colpevolezza dell'imputato poggia su molteplici elementi indiziari, certi, univoci, precisi e concordanti, per ciò dotati di rilevante forza persuasiva, tali da assumere valenza probatoria". Cassazione: assoluzione. La motivazione contiene due riferimenti alla classica insufficienza di prove. La Cassazione non può entrare dichiaratamente nel merito, né dunque annullare la sentenza precedente con formula dubitativa: deve emettere un verdetto secco (conferma oppure annulla). Ma nella motivazione i giudici della VI sezione penale rimandano esplicitamente all'"articolo 530 cpv": dove "cpv" significa "capoverso", cioè comma 2 ("prova contraddittoria o insufficiente"). A 12 righe dalla fine, a scanso di equivoci, i supremi giudici hanno voluto essere ancora più chiari. Si legge infatti: "Tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria, nei confronti di Berlusconi, del materiale indiziario utilizzato dalla Corte d'appello...". All Iberian 1 (finanziamento illecito ai partiti)I grado: condanna a 2 anni e 4 mesi per i 21 miliardi versati estero su estero, tramite il conto All Iberian, a Bettino Craxi. Appello: il reato cade in prescrizione, ma c'è: "per nessuno degli imputati emerge dagli atti l'evidenza dell'innocenza". Cassazione: prescrizione confermata, con condanna al pagamento delle 11 spese processuali. Nella sentenza definitiva tra l'altro si legge: "Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato alla All Iberian al conto di transito Northern Holding [Craxi] furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest spa, con il rilevante concorso di Berlusconi quale proprietario e presidente. [.] Non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato". All Iberian 2 (falso in bilancio)Processo sospeso in attesa che sulla legittimità delle nuove norme in materia di reati societari approvate dal governo Berlusconi si pronuncino l'Alta Corte di giustizia europea e la Corte costituzionale italiana. Se le eccezioni sollevate da vari tribunali verranno respinte, il reato sarà dichiarato prescritto. Medusa Cinema (falso in bilancio)I grado: condanna a 1 anno e 4 mesi (10 miliardi di fondi neri che, grazie alla compravendita, vengono accantonati su una serie di libretti al portatore di Silvio Berlusconi). Appello: assoluzione con formula dubitativa (comma 2 art. 530). Berlusconi, secondo il collegio è così ricco che potrebbe anche non essersi reso conto di come, nel corso della compravendita, il suo collaboratore Carlo Bernasconi (condannato) gli abbia versato 10 miliardi di lire in nero. Scrivono i giudici: "La molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia soprattutto dell'origine dello stesso". Cassazione: sentenza d'appello confermata. Terreni di Macherio (appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio)I grado: assoluzione dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale (per 4.4 miliardi di lire pagati in nero all'ex proprietario dei terreni che circondano la villa di Macherio, dove vivono la moglie Veronica e i tre figli di secondo letto), prescrizione per i falsi in bilancio di due società ai quali "indubbiamente ha concorso Berlusconi". Appello: confermata l'assoluzione dalle prime due accuse. Assoluzione anche dal primo dei due falsi in bilancio, mentre il secondo rimane ma è coperto da amnistia. Cassazione: in corso. Caso Lentini (falso in bilancio)I grado: il reato (10 miliardi versati in nero al Torino Calcio in occasione dell'acquisto del giocatore Luigi Lentini) è stato dichiarato prescritto grazie alla nuova legge sul falso in bilancio. Appello: in corso. Consolidato gruppo Fininvest (falso in bilancio)Il gip Fabio Paparella ha dichiarato prescritti, sulla base della nuova legge sul falso in bilancio, i 1500 miliardi di lire di presunti fondi neri accantonati 12 dal gruppo Berlusconi su 64 off-shore della galassia All Iberian (comparto B della Fininvest). Il pm Francesco Greco ha presentato ricorso in Cassazione perché la mancata fissazione dell'udienza preliminare gli ha impedito di sollevare un'eccezione d'incostituzionalità e di incompatibilità con le direttive comunitarie delle nuove norme sui reati societari e con il trattato dell'Ocse. Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria)Grazie alla concessione delle attenuanti generiche il reato - che in primo grado ha portato alla condanna di Cesare Previti - è stato dichiarato prescritto dalla Corte d'Appello di Milano e dalla Corte di Cassazione. Nelle motivazioni della Cassazione, tra l'altro, si legge: "il rilievo dato [per concedere le attenuanti generiche] alle attuali condizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi è diventato presidente del Consiglio], valutato dalla Corte come decisivo, non appare per nulla incongruo.". Sme-Ariosto (corruzione giudiziaria)A causa dei continui "impedimenti istituzionali" sollevati da Berlusconi e dei conseguenti rinvii delle udienze, la posizione del premier è stata stralciata dal processo principale. Ed è stato creato un processo parallelo, che però Berlusconi ha sospeso fino al termine del suo incarico (o sine die, in caso di rielezione o di nomina ad altra carica istituzionale) facendo approvare a tempo di record il Lodo Maccanico, proprio alla vigilia della requisitoria, delle arringhe e della sentenza, e a 40 mesi dall'inizio del dibattimento. Sme-Ariosto (falso in bilancio)In seguito all'entrata in vigore delle nuove norme sul diritto societario, questo capo d'imputazione contestato a Berlusconi per il denaro versato - secondo l'accusa- ad alcuni giudici, è stato stralciato. Il processo è fermo in attesa che l'Alta Corte di giustizia europea si pronunci sulla conformità tra le nuove regole e le normative comunitarie. Ma, anche in caso di risposta positiva per i giudici, resterà bloccato per il Lodo Maccanico. Come tutti gli altri procedimenti ancora in corso a carico di Silvio Berlusconi. Diritti televisivi (falso in bilancio -?- e frode fiscale)Indagini preliminari in corso alla Procura di Milano (pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale), a carico di numerosi manager del gruppo, più il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il titolare Silvio Berlusconi, il quale - secondo l'ipotesi accusatoria - avrebbe continuato anche dopo l'ingresso in politica nel '94 ad esercitare di fatto il ruolo di dominus dell'azienda. Oggetto dell'indagine: una serie di operazioni finanziarie di acquisto di diritti cinematografici e televisivi da majors americane, con vorticosi passaggi fra una società estera e l'altra del gruppo Berlusconi, con il risultato di far lievitare artificiosamente il prezzo dei beni compravenduti e beneficiare di sconti fiscali previsti dalla legge Tremonti, approvata dal primo governo dello stesso Berlusconi per detassare gli utili reinvestiti dalle imprese. Un presunto falso in bilancio che i magistrati valutano in circa 180 milioni di euro nel 1994. Telecinco (violazione delle leggi antitrust e frode fiscale in Spagna)Il giudice anticorruzione di Madrid Baltasàr Garzòn Real, dopo aver chiesto nel 2001 al governo italiano di processare Berlusconi o, in alternativa, di privarlo dell'immunità in modo di poterlo giudicare in Spagna, non ha ancora ricevuto risposta. Per questo il procuratore anticorruzione Carlo Castresana, nel maggio 2002, ha pregato Garzòn di rivolgersi di nuovo alle autorità italiane. Berlusconi in Spagna è accusato - insieme a Marcello Dell'Utri e ad altri dirigenti del gruppo Fininvest - di aver posseduto, grazie a una serie di prestanomi e di operazioni finanziarie illecite, il controllo pressoché totalitario dell'emittente Telecinco eccedenti rispetto ai limiti dell'antitrust spagnola, negli anni in cui il tetto massimo era del 25 per cento delle quote azionarie. Mafia (concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco)Indagini archiviate a Palermo su richiesta della Procura per scadenza dei termini massimi concessi per indagare. Bombe del 1992 e del 1993 (concorso in strage)Le inchieste delle Procure di Firenze e Caltanissetta sui presunti "mandanti a volto coperto" delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma) sono state archiviate per scadenza dei termini d'indagine. A Firenze, il 14 novembre 1998, il gip Giuseppe Soresina ha però rilevato come Berlusconi e Dell'Utri abbiano "intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato". Cioè con il clan corleonese che da vent'anni guida Cosa Nostra, con centinaia di omicidi e una mezza dozzina di stragi. Aggiunge il giudice fiorentino che esiste "una obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione [Forza Italia]: articolo 41 bis, legislazione sui collaboratori di giustizia, recupero del garantismo processuale asseritamente trascurato dalla legislazione dei primi anni 90". Poi aggiunge che, nel corso delle indagini, addirittura "l'ipotesi iniziale [di un coinvolgi- mento di Berlusconi e dell'Utri nelle stragi] ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità". Ma purtroppo è scaduto "il termine massimo delle indagini preliminari" prima di poter raccogliere ulteriori elementi. Il gip di Caltanissetta Giovanni Battista Tona ha scritto: "Gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell'Utri]. Ciò di per sé legittima l'ipotesi che, in considera- zione del prestigio di Berlusconi e Dell'Utri, essi possano essere stati individuati dagli uomini dell'organizzazione quali eventuali nuovi interlocutori". Ma "la friabilità del quadro indiziario impone l'archiviazione". C'è, infine, la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, che il 23 giugno 2001 ha condannato 37 boss mafiosi per la strage di Capaci: nel 14 capitolo intitolato esplicitamente "I contatti tra Salvatore Riina e gli on. Dell'Utri e Berlusconi", si legge che è provato che la mafia intrecciò con i due "un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico". Talmente fruttuoso che poi, nel 1992, "il progetto politico di Cosa Nostra sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze con nuovi referenti della politica e dell'economia". Cioè a "indurre nella trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui Cosa Nostra aveva beneficiato". Scricchiola il governo, schiacciato dal tremendo peso delle evidenti spaccature interne alla coalizione. Si ha timore per l’instabilità economica del Paese ma a testa bassa si va avanti tra interim e trattative serratissime nonostante le sensazioni siano, è proprio il caso di dirlo, delle più “sinistre” possibili per un governo che sembra essere oramai alla frutta. Comunque sia, molte delle linee (solchi) tracciate da questa legislatura non possono che far sorridere il presidente del Consiglio. Nonostante infatti la triste situazione attuale derivante da elezioni che hanno fatto molto male al Cavaliere, non solo per la vittoria del centro-sinistra ma anche per la sconfitta di Forza Italia, non più gigante della coalizione, esiste un Berlusconi che può ben sorridere. Si pensa al record di durata del governo, all’incredibile trend d’incremento di pubblicità sulle reti Mediaset (a dispetto di un generale impoverimento del settore), al condono fiscale capace di far risparmiare alle stesse centinaia di milioni di euro e c’è stata anche euforia per le vittorie del suo, e solo suo Milan… Ma c’è di più, molto di più per ridere alla grande. Partendo dall’idea che milioni di italiani si fecero “così ricco non si servirà del potere per sistemare i suoi affari”, la stessa che decretò il successo alle elezioni del 2001, come ha agito Berlusconi? Da una sua ammissione, l’idea degli elettori venne seccamente smentita nel luglio del 2003 quando a Strasburgo si lasciò scappare che “solo in tre casi” si poteva parlare di leggi ad personam, ovvero a suo favore. Ma è così? Non proprio: la legge sulle rogatorie internazionali, quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, quella sull’abolizione sulla tassa su successioni e donazioni, la Gasparri “arricchita” dalla appendice “salva Retequattro”, la Cirami, il lodo Schifani, non sono solo “tre casi”. Invece parlare di una legge che regoli il “conflitto d’interessi” non è possibile. Infatti, dopo le promesse iniziali “il conflitto d’interessi verrà risolto entro i primi tre mesi di governo”, oggi all’improvviso “il conflitto d’interessi è soltanto una leggenda metropolitana”. E allora? Parliamo d’altro.La legge sulle rogatorie internazionali. Approvata in tempi brevi, questa legge disciplina la materia delle rogatorie internazionali oltre che ratificare la convenzione di cooperazione giudiziaria tra Italia e Svizzera. Nel passaggio al Senato la legge ha subito due modifiche molto particolari: si può applicare ai processi in corso e annulla le rogatorie macchiate da vizi formali. Ma cosa sono le rogatorie? Sono uno strumento che consente ad un giudice di chiedere ad un collega straniero di compiere atti processuali che esulano dalla sua giurisdizione. Cosa c’entra il premier? Grazie a questa legge sono divenute inutili le imbarazzanti dichiarazioni sui movimenti nei conti correnti esteri fatte da Previti, Squillante e dal responsabile dei servizi finanziari di Mediaset che addirittura confermò di aver dato disposizioni per i pagamenti documentati dalle carte svizzere.La legge sulla depenalizzazione del falso in bilancio. Mossa con la quale si è reso non più perseguibile dalla legge il falso in bilancio, che è da sempre stato uno dei protagonisti del disequilibrio economico del Paese. Oltre ad allontanare investitori esteri, allarmati da uno Stato che non punisce il falso in bilancio, c’è un altro lato molto interessante, molto più pratico: così facendo si sono rese del tutto vane le indagini in corso da anni, che vedevano tra i principali attori Silvio Berlusconi nell’affare “All Iberian”.La legge Cirami sul legittimo sospetto. Un terremoto nel panorama giuridico, utile sia a Berlusconi che al suo entourage. Il legittimo sospetto è essenzialmente il dubbio che l'organo di legge chiamato a giudicare non sia imparziale. Il giudice può essere ricusato se ha espresso il proprio orientamento sul processo pubblicamente oppure se ha rapporti con l’imputato. Ovviamente sulla fondatezza delle ragioni deve pronunciarsi la Corte di Cassazione: se quest'ultima riconosce che il giudice non garantisce imparzialità, trasferisce il processo in un'altra città, dove dovrà ricominciare da zero. L'effetto è quello di bloccare, errando di città in città, le conclusioni del processo, che potrà così andare avanti, senza però arrivare alla sentenza, prima che la Corte di Cassazione si sia pronunciata sulla fondatezza del ricorso. Questa legge è stata applicata anche ai processi già in corso al momento della sua entrata in vigore. Chi era l’imputato in più processi che inveiva contro i giudici comunisti? La sola legge Cirami poneva il rischio di ottenere, spostandosi di città in città, soltanto un po’ di tempo in più.Berlusconi, in quel momento imputato nel processo Sme, ha avuto un’altra bella idea: il lodo Schifani, la legge blocca processi per le cinque più alte cariche dello Stato. La Corte Costituzionale l’ha giudicato incompatibile con la nostra Costituzione (soprattutto con l’art.3), proprio perché andava contro le basi democratiche del nostro ‘sistema’. Ovviamente non ci si è abbattuti: una modifica qui, una lì, e anche in questo caso pronta la legge. Negli altri Stati democratici si possono “giudicare” le più alte cariche dello Stato: basti ricordare che negli USA, sempre presi ad esempio, Clinton venne messo alla gogna nel “caso Lewinsky”.Il condono fiscale. Uno schiaffo morale per i cittadini che hanno sempre regolarmente pagato le loro tasse, uno strumento interessante nelle mani delle aziende di Berlusconi. Alle iniziali dichiarazioni del presidente del Consiglio, si espresse con certezza “Mediaset non si servirà del condono”, è seguita una adesione ed un risparmio di centinaia di milioni di euro.La legge sulla tassa sulle successioni e sulle donazioni. Una delle primissime leggi di Berlusconi. Il governo dell’Ulivo aveva lavorato su questa legge stabilendo una franchigia di 350 milioni di lire per successioni e donazioni. Cosa vuol dire? Vuol dire che si tassavano solo beni di valore superiore ai 350 milioni di lire in base ad una tabella di percentuali legata all’entità della donazione o dell’eredità. Con l’intervento dell’attuale governo è stata eliminata totalmente la suddetta tassa, anche per cifre da capogiro. Ovviamente un interesse di pochi che da adito a legittimi sospetti su passaggi di tanto denaro di tasca in tasca.La legge Gasparri e il decreto salva Rete 4. La proroga di poter trasmettere in analogico per Retequattro ha sollevato in maniera clamorosa l’interrogativo su come un premier possa decidere sul destino di una sua proprietà. Ma nella nuova legge c’era molto di più. L’abolizione delle norme che vietavano incroci di proprietà tra Tv e carta stampata ad esempio, ha cancellato i limiti sulla possibilità di detenere media. Realmente consentirà di ufficializzare ciò che già accadeva. Se fino ad oggi Berlusconi non poteva essere proprietario de “Il Giornale”,”Il Foglio” ed il “Corriere della Sera”, perciò demandava rispettivamente al fratello, alla moglie e ad altri cari amici; con la nuova normativa potrà liberarsi di queste maschere. Inoltre, non si è posto freno alla possibilità di acquistare giornali, tv e cinema a patto che venga garantita concorrenza (?). Però è stato inserito anche un limite, ovviamente per gli altri. Il blocco è per chi già si occupa di un settore delle telecomunicazioni (Telecom, che ha La7, Mtv ed una partecipazione in Sky) che non potrà espandersi senza limiti in quello delle televisioni. Così facendo si è cercato di proteggere l’attività dei “tanti” proprietari di reti televisive italiane! Nessuno ce l'ha con lui ma almeno nn ci prendesse per il culo.... peace look seals