domenica, settembre 10, 2006

noi siamo con israele e anche il lello e il mazzini e il bobby

Condivido l’ansia e i timori di Israele – afferma il Consigliere regionale di Forza Italia Fabio Filippi – per le notizie drammatiche che giungono in questi giorni . E’ inaudita l’aggressione programmata e portata a termine dal confine nord con il Libano, e da Sud, da Gaza. L’offensiva è partita da quei territori che il governo di Gerusalemme aveva volontariamente abbandonato in nome della pace, ma evidentemente non tutti la pensano allo stesso modo. Molti sono infastiditi dal fatto che Israele sia l’unica democrazia presente nei territori del Medio Oriente e vorrebbero distruggerla.” Nella recente riunione del G8 di San Pietroburgo è stato confermato il diritto di Israele di difendersi contro attacchi gravissimi, come l’assassinio e il rapimento di suoi soldati e di suoi cittadini. “La scelta – aggiunge Filippi – oggi è tra terrorismo e democrazia, come ha detto giustamente Berlusconi, noi, a differenza dei sedicenti pacifisti nostrani, non abbiamo dubbi nello schierarci dalla parte di Israele e del suo diritto di esistere.” Il Gruppo regionale di Forza Italia ha predisposto una risoluzione per esprimere la propria solidarietà allo Stato di Israele ed alla sua popolazione duramente colpita dagli attacchi terroristici da Libano e Gaza. Ha inoltre invitato il Governo italiano a condannare senza se e senza ma, gli attacchi perpetrati dalle milizie filo iraniane e filo siriane contro la democrazia israeliana, a condannare le parole espresse dal rais siriano e dal presidente iraniano finalizzate alla distruzione dello Stato ebraico. Nella risoluzione il gruppo di Forza Italia chiede di adoperarsi affinché vengano liberati i militari israeliani presi in ostaggio; che cessino i lanci di razzi e missili da Gaza e dal Libano. Infine si chiede che tutte le fazioni palestinesi accettino il riconoscimento dello Stato di Israele ed il ripudio della violenza; che sostengano le iniziative intraprese dal Governo israeliano e da alcune forze politiche palestinesi per realizzare l’obiettivo condiviso di “due popoli, e di due stati

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la democrazia che da sessant'anni sevizia palestinesi e invade territori altrui visto che i giornali dicono che i libanesi hanno rapito dei soldati israeliani ma nn dicono che vi sono soldati libanesi in israele al gabbio da 28 anni... fanno le vittime conme gli americani rompono le palle al prossimo e pensano che il prossimo non gli sganci le bombe sulla testa... questa è democrazia bah....!!!
due stati che hanno il diritto di esistere certamente ma perche' lo stato di israele dovrebbe essere riconosciuto da un popolo che è sottoposto alla sua oppressione da tempo...?

Anonimo ha detto...

*Abbattere muri costruire ponti*

*Trasformiamo la tregua in pace*



Siamo stati a Beirut in missione di pace per vedere la guerra dal basso,
con gli occhi di chi la subisce, come abbiamo sempre fatto in passato,
in Iraq, in Turchia, a Belgrado, ancora in Iraq.

Abbiamo visto la distruzione delle vite e del futuro cui giorno dopo
giorno la popolazione del Libano era sottoposta, abbiamo ascoltato più e
più volte la richiesta di cessate il fuoco immediato, abbiamo anche
ascoltato le aspettative che l'Italia facesse la sua parte da protagonista.

Il cessate il fuoco non è la pace, ma è la condizione affinché alla pace
si possa almeno aspirare, perché sino a che cadono bombe e partono
missili non vi è speranza e, giorno dopo giorno, si muore.

Il cessate il fuoco è arrivato, tardivo, reticente, ambiguo e fragile,
ma è arrivato. Subito i Libanesi sono ritornati nei propri luoghi ed
hanno cominciato a ricostruire. Ora è decisivo che le armi continuino a
tacere. Molte altre cose sono necessarie per la pace, ma la prima è che
tacciano le armi.

Per questo abbiamo gioito, con i Libanesi, alla notizia che un accordo
era stato raggiunto nel Consiglio di Sicurezza e che le parti in
conflitto lo avevano accettato.

Per questo non siamo contrari alla partecipazione italiana alla forza di
interposizione dell'Onu: perché è una delle condizioni perché il cessate
il fuoco continui.
Se questo non avvenisse sarebbe una tragedia ulteriore innanzi tutto per
i Libanesi, ma anche per tutti gli altri popoli del Medio Oriente, che
si potrebbe incendiare ulteriormente e anche per tutti noi, perché si
avvicinerebbe la profezia del cosiddetto “scontro di civiltà”.



Ma vorremmo anche dire che questa non è la nostra politica, che questa
non è l'Onu di cui ci sarebbe bisogno, che per costruire la pace ci
vuole altro.

Questa è la politica resa possibile oggi delle diplomazie degli Stati
che giocano sulla pelle dei popoli i propri interessi strategici, non è
la politica della pace.

La pace si fa anche a piccoli passi, è una costruzione politica che si
persegue giorno per giorno, anche con i compromessi, cammina sulle
strade del possibile e chi vuole la pace, e non la "vittoria", lo sa e
lo persegue. Ma la pace necessita innanzitutto di giustizia e di diritti.



L’Onu di cui ci sarebbe bisogno è una Onu affrancata dai veti, in grado
di richiedere il cessate il fuoco il primo e non il trentaduesimo giorno
di guerra, di chiedere il rispetto di tutte le proprie risoluzioni, e
non solo di registrare gli accordi possibili tra i potenti.

La politica che vorremmo non è fatta da armi schierate tra altre armi,
ma di verità, giustizia, diritti.



Riteniamo che affinché la missione abbia successo riteniamo che occorra:

- una rigida neutralità. In questo senso desta preoccupazione la
esistenza di un trattato,stipulato dal Governo italiano precedente, di
cooperazione militare con una delle parti in campo. Questo trattato deve
essere sospeso almeno sino a che la missione è in corso.

- un forte rispetto della sovranità del Libano, che ospita la missione,
e che, solo, può definire le modalità di soluzione dei problemi interni
al paese, compreso il processo di disarmo di tutte le milizie.

- una chiara distinzione tra i compiti del contingente militare
nell'ambito di UNIFIL e le iniziative di sostegno al Governo, agli enti
locali e alla società civile libanese nella assistenza umanitaria e
nella ricostruzione sociale e materiale del paese. Azioni che devono
essere rigidamente affidate ad una missione civile separata da quella
militare.

- che si prema su Israele affinché rispetti la risoluzione 1701,
togliendo il blocco navale e aereo e consegni le mappe dei campi minati
nel Sud Libano che impediscono la ricostruzione e un ritorno alla vita
normale di una grande parte di popolazione libanese.

- che non ci sia una “doppia agenda” e che la partecipazione italiana
non sia finalizzata a conseguire vantaggi economici per le imprese
italiane nel “business” della ricostruzione.



Per la pace in medio oriente.

- La pace in Medio Oriente necessita che si chiuda il capitolo tragico e
vergognoso del colonialismo europeo, con il riconoscimento delle
responsabilità storiche dei paesi colonialisti verso i popoli
colonizzati e la rinuncia ad ogni velleità di controllo, egemonia,
influenza. Per questo sollecitiamo ancora il Governo italiano a
promuovere azioni di scuse e di risarcimento verso i popoli della Libia
e del Corno d'Africa, vittime del colonialismo italiano di inizio secolo.

- La pace in Medio Oriente necessita di riconoscimento dell’altro e
delle sue culture. Per questo riproponiamo la creazione in Italia di un
Istituto di alta cultura sul modello dell’Istituto del Mondo Arabo di
Parigi.

- La pace in Medio Oriente necessita di disponibilità al dialogo con
tutti e in particolare con le rappresentanze liberamente scelte dai
popoli e a comprenderne e a confrontarsi con le loro ragioni, anche con
coloro di cui non si condividono le scelte. Per questo riteniamo
positivi i segnali politici lanciati in Libano e in Palestina dal
Governo italiano e lo sollecitiamo a operare in questo senso anche in
Iraq. Anche nell'Iraq sprofondato nella guerra civile non c'è
alternativa al dialogo e alla conciliazione nazionale e l’Italia, dopo
il ritiro delle proprie truppe, potrebbe svolgere un ruolo positivo.

- La pace in Medio Oriente necessita che si ripristini la legalità
internazionale, con la fine di tutte le occupazioni militari, e il
riconoscimento dei diritti alla vita, alla libertà e al futuro di tutti
gli uomini e le donne che vi abitano a cominciare dagli uomini e le
donne palestinesi. Abbiamo a cuore il diritto alla sicurezza degli
uomini e delle donne che vivono in Israele al pari di ogni altro e ogni
altra, ma la sicurezza è la conseguenza della pace e della giustizia, e
non la sua premessa. Per questo sollecitiamo il Governo italiano a
sostenere la denuncia di Kofi Annan e del Governo libanese sull’uso di
armi illegali, anche favorendo una commissione di inchiesta dell'Onu
sulle violazioni occorse durante la guerra, a sollecitare il rilascio di
tutti i prigionieri illegalmente detenuti e a condannare ogni azione
rivolta ai civili.

- La pace in Medio Oriente necessita di una prospettiva di disarmo, a
cominciare dalle armi di distruzione di massa presenti in Medio Oriente
e non solo. Solo un processo complessivo di disarmo può impedire
ulteriori proliferazioni. Per questo sosteniamo la proposta di una
conferenza per un Medio Oriente libero da armi di distruzione di massa e
la richiesta di smantellamento dal territorio italiano delle armi nucleari.

- La pace in Medio Oriente necessita della convinzione da parte di tutti
che non sarà con le armi e con la guerra che si otterranno né la pace,
né i diritti, né la sicurezza. Per questo sosteniamo la proposta di una
conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente con la
partecipazione di tutti i soggetti interessati.

- La pace in Medio Oriente, infine, necessita che la società civile
mediorientale che lotta, insieme, per la pace e la sovranità, per i
diritti, per la giustizia e per la democrazia possa crescere e
svilupparsi ed alimentare, nel dialogo con tutte le parti della società,
una prospettiva di sviluppo umano basato sui diritti di tutti e di tutte
che si imponga sugli autoritarismi e sui fondamentalismi. Per questo ci
siamo orientati a lavorare con le Organizzazioni Nongovernative locali
in tutti i paesi in cui siamo presenti sostenendo il loro operato e non
sostituendoci ad esse e invitiamo tutti a fare lo stesso.



La pace è lontana. Lontana dagli uomini e le donne che continuano a
morire in Iraq a decine senza che nemmeno più ce ne accorgiamo. Lontana
dagli uomini e le donne segregati a Gaza e nella West Bank . Lontana
dagli uomini e le donne che vivono in Israele, in Libano, in Iran, in
Europa, in Italia. Lontana dalle navi della disperazione che ogni giorno
approdano sulle nostre coste.

C'è molta strada ancora da fare. Speriamo che l'Italia, tutta, voglia
percorrerla. Un ponte per... con le poche forze di cui dispone ci sarà.