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Mafia, Talpe Dda: Cuffaro rinviato a giudizio Il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato rinviato a giudizio dal Giudice dell'udienza preliminare Bruno Fasciana. Nell'inchiesta sulle 'Talpe alla Dda', è accusato di aver favorito Cosa nostra. La prima udienza del processo è stata fissata per il primo febbraio 2005. Il gup ha rinviato a giudizio anche tutte le altre 12 persone coinvolte a vario titolo nell'inchiesta. Affari e politica che si intrecciano nei dialoghi dei mafiosi intercettati nell'inchiesta, insieme alle minacce: «Se lui sale e poi non si mette sugli attenti - dicono i mafiosi - per ogni 'carcagnata 'nto mussu che si devono prendere, tu neanche hai idea!». Il governatore di Sicilia Totò Cuffaro alla sbarra per mafia 02.11.2004 di Marzio Tristano PALERMO. Ad un anno dall'avvio della maxi-inchiesta su mafia e politica il gup di Palermo Bruno Fasciana spedisce sul banco degli imputati il Presidente della regione siciliana, Salvatore Cuffaro, con l'accusa di avere favorito Cosa Nostra. In che modo? Rivelando notizie riservatissime su indagini in corso che Cuffaro ha appreso da non identificati ambienti istituzionali. Per il governatore cade il reato di rivelazione di segreto d'ufficio, per il quale il gup ha disposto il non luogo a procedere, ma appare solo un fatto tecnico. Due le ipotesi: il magistrato lo ha ritenuto assorbito dal favoreggiamento, oppure, in quanto destinatario delle confidenze poi «girate», secondo l'accusa, ai mafiosi, non ritiene Cuffaro direttamente responsabile della violazione. Si saprà tra una ventina di giorni con il deposito delle motivazioni. Poi la prima udienza, il 1° febbraio. Con il presidente della Regione il gup ha rinviato a giudizio altre 12 persone (medici, investigatori antimafia, un gioielliere, un vigile urbano, un consigliere comunale dell'Udc, un investigatore privato, funzionari dell'Ausl e un imprenditore ritenuto prestanome del boss Provenzano), tutti anelli di una efficiente catena informativa, protagonisti di un'«attività di infiltrazioni di Cosa Nostra nei settori più diversi delle società e delle Istituzioni», scrivono i pm di Palermo, finalizzata anche alla «sistematica rivelazione agli uomini dell'organizzazione mafiosa delle attività di indagine dei carabinieri del Ros, a cominciare da quelle mirate alla cattura di Bernardo Provenzano». Dimissioni: chi, io? «Accolgo con moderata soddisfazione il fatto incontrovertibile che le accuse a mio carico siano state dimezzate dal gup - detta alle agenzie il presidente - il processo sarà la sede naturale per dimostrare la mia completa estraneità agli addebiti rimasti ancora in piedi». Anzi, il rinvio a giudizio sarà l'occasione per distinguersi da altri imputati «eccellenti» della sua stessa coalizione nazionale: «Affronterò il processo con animo assolutamente sereno e con grande determinazione - dice - . In questo senso ho sempre avuto chiaro che occorre difendersi nel processo e non dal processo». Anche perchè una parte del suo partito, l'Udc, lo ha già assolto: «Desidero confermare ancora una volta all'amico presidente Salvatore Cuffaro la convinzione mia e di tutti i Senatori dell'Udc che più si procede nell'accertamento della verità dei fatti e più risalta la sua complessiva innocenza», ha dichiarato il Presidente dei Senatori Udc D'Onofrio. Chiosa invece Leoluca Orlando: «Ho detto da tempo e ribadisco oggi che Cuffaro è culturalmente e politicamente inadeguato a governare la Sicilia, che grazie al suo governo e alla sua maggioranza è tornata ad essere identificata nel mondo con l'affarismo e la politica più sporchi». Affari e politica che si intrecciano nei dialoghi dei mafiosi intercettati nell'inchiesta, insieme alle minacce: «Se lui (Cuffaro, ndr) sale (viene eletto, ndr) e poi non si mette sugli attenti - dicono i mafiosi - per ogni 'carcagnata 'nto mussu (calcio in bocca, ndr) che si devono prendere, tu neanche hai idea!».
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