martedì, ottobre 03, 2006

Il Professore si inventa il condono sul lavoro nero

Gratta gratta, e nella Finanziaria spunta anche un condono. L'obbiettivo, questa volta, non è far emergere base imponibile; e, quindi, gettito. Ma lavoro nero. Il datore di lavoro che intende regolarizzare i suoi dipendenti deve presentare un'istanza all'Inps nella quale indica chi sono i lavoratori che ha tenuto «in nero» per anni. Prima di questa istanza, però, deve aver raggiunto un accordo aziendale con i sindacati interni; o, se non sono rappresentati, con le organizzazioni sindacali presenti sul territorio. La sanatoria può riguardare i lavoratori tenuti nascosti al fisco e all'Inps per decenni. Ma l'onere a carico del datore di lavoro riguarderà solo gli ultimi cinque anni; ogni anno oltre i cinque verrà prescritto.A questo punto, l'articolo 177 della Finanziaria stabilisce l'onere a carico del datore di lavoro. Dovrà pagare i due terzi dei contributi Inps e Inail evasi per ogni dipendente. Al momento della presentazione della domanda di condono potrà pagare il 20% del dovuto; il resto in rate per cinque anni. Una volta pagato si vedrà estinti tutti i reati, le sanzioni amministrative e gli oneri accessori previsti. E per un anno non riceverà ispezioni o verifiche da parte degli organi di controllo. Mi dite dopo questa azione, quale imprenditore caccerà + una lira per regolarizzare i lavoratori a nero? Inoltre, vorrei capire bene...Cioè, un datore di lavoro, che per anni ha avuto lavoratori in nero...improvvisamente se paga (il che vuol dire che pagando le autorità sanno che per anni ha sfruttato della povera gente), non gli fnno un cazzo...anzi gli fanno un appluso...Ma che cazzo di Paese ehhh questo...ma morite tutti.

il Tesoriere

lunedì, ottobre 02, 2006

ancora poco ma intanto meglio che niente...

Interventi ambientali per oltre 500 milioni di euro. Alla fine i Verdi, attraverso il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, in Consiglio dei ministri qualcosa di rilevante l’hanno spuntata. Ma ciononostante il sì alla Finanziaria approvata venerdì dal governo, “è condizionato”, chiarisce subito Pecoraro, ed ora bisognerà darsi da fare in Parlamento. Nel provvedimento sono previsti fondi per frane e abusivismo, per Kyoto per il mare e le bonifiche e anche parchi e lotta alle ecomafie. Tra le misure c’è un fondo rotativo da 200 milioni contro i gas serra e un piano del mare, 200 milioni alla difesa del suolo (rispetto allo zero del precedente governo). "Finalmente un'inversione di tendenza dopo 5 anni di disastri e attacchi all'ambiente", sottolinea Pecoraro. "In linea di massima - spiega - ci sono le caratteristiche per una finanziaria più ambientale ma adesso il problema è vedere cosa succederà in Parlamento e le scelte che vengono fatte successivamente". Sul fronte delle novità, arriva il fondo per la demolizione degli ecomostri (3 milioni di euro) mentre 2 milioni di euro andranno alla lotta alle ecomafie e, per la prima volta, ci sarà lo studio ad hoc sul mare italiano (10 milioni di euro). In Finanziaria anche la riforma dell'Apat, l'Agenzia nazionale per la protezione dell'Ambiente "che avrà un presidente, un direttore e un consiglio d'amministrazione e diventerà un'agenzia a tutti gli effetti", afferma il ministro. In particolare, l'eco-manovra riguarda 300 milioni di euro ripartiti tra difesa del suolo (200 milioni), rifiuti e bonifiche (65 milioni), parchi (20 milioni in più), mare (10 milioni), lotta all'abusivismo (3 mln) e alle ecomafie (2 mln). Ci sono poi altri 200 milioni del fondo rotativo per Kyoto (che alimenterà altri fondi tra regioni e aziende) e altri 25 per lo sviluppo sostenibile. Risorse sono previste anche nel capitolo energia pulita con finanziamenti per pannelli solari e bioedilizia. Questi in termini di defiscalizzazione fino al 60% sulle ristrutturazioni. Nella lotta allo smog previsti incentivi per biocarburanti. Se da un lato è stata accolta con favore dai Verdi la supertassa su Suv, dall’altro il Sole che ride chiede di "rimodulare il periodo di esenzione del bollo sugli Euro 4, con la riduzione da 5 a due anni, per favorire le nuove tecnologie e i mezzi elettrici. Ora sta per uscire l'Euro 5 - dice il ministro - e quindi due anni di esenzione per le auto Euro 4 andrebbero bene ". Altri fondi per la causa ambientale potrebbero poi arrivare, secondo Pecoraro Scanio, dal definanziamento del Ponte sullo Stretto: "Una vera svolta questa dalla quale mi aspetto da 300 a 500 milioni da destinare alla difesa del suolo". "Ci vuole un netto cambio di marcia a favore per così dire dell'azienda della prevenzione anziché dell'affarismo dei disastri. Investire un milione di euro contro le catastrofi porta a un risparmio fino a 100 milioni". E in tal senso Pecoraro propone di usare i fondi per aprire "centinaia di cantieri agroambientali che servano a mettere in sicurezza colline e montagne italiane con opere di idraulica e di riforestazione". Infine menzione a parte merita l'introduzione della corresponsabilità delle Regioni nelle infrazioni comunitarie. "Io - spiega Pecoraro Scanio - ne ho in carico 80, e di queste, 70 sono tutte riferite alle amministrazioni regionali. Sono contento che sia stata accolta questa norma, presentata, in base a uno studio fornito dai miei uffici, dal ministro Bonino. Norma che permette di aprire un circuito virtuoso per superare l' emergenza delle infrazioni". look seals

domenica, ottobre 01, 2006

benvenuti al fight club: Manovra da 33,4 miliardi. Prodi: "Grande redistribuzione delle risorse"

benvenuti al fight club: Manovra da 33,4 miliardi. Prodi: "Grande redistribuzione delle risorse"

Manovra da 33,4 miliardi. Prodi: "Grande redistribuzione delle risorse"

Fisco, tornano le cinque aliquote "Equità e sviluppo" nella Finanziaria

Fisco, tornano le cinque aliquote "Equità e sviluppo" nella Finanziaria" width="200">
ROMA - Per Prodi è una manovra "che punta sulla crescita e sull'equità", per l'opposizione, che minaccia manifestazioni di piazza, è "pura macelleria sociale". La Finanziaria da 33,4 miliardi con la riformulazione della curva fiscale (si torna a 5 aliquote e si paga il 43% oltre i 75.00 euro), la riduzione del cuneo in due tranche nel 2007, i ticket per le visite "inutili" al pronto soccorso e i Tfr che passano in parte dalle casse delle aziende a quelle dell'Inps, comunque, è pronta. Il Consiglio dei ministri l'ha approvata con l'accordo di tutte le componenti della maggioranza. Dall'Udeur ai Verdi, da Rifondazione allo Sdi, alla fine tutti i partiti della coalizione hanno trovato più elementi positivi che negativi nella manovra preparata dal ministro Tommaso Padoa Schioppa e largamente modificata (ma non nei suoi capisaldi e nelle cifre di sintesi) durante l'ultima, frenetica settimana. Il premier ha parlato della "più grande redistribuzione di risorse mai fatta da un governo: i poveri - ha spiegato - diventeranno un po' meno poveri. Il contrario di quello che stava accadendo. Aiuteremo chi ha meno". Padoa Schioppa l'ha spiegata, più tecnicamente, così: "Abbiamo puntato su tre obiettivi: portare i conti dello Stato fuori dalla zona di pericolo, ridistribuire risorse e aprire una prospettiva di sviluppo. Le mani nelle tasche degli italiani? Non è vero: c'è una redistribuzione. Ma la gran parte la faremo con la lotta all'evasione e questo non è mettere le mani nelle tasche dei cittadini"( ma almeno fatele pagare a tutti e cominciate a pagarle anche voi cari onorevoli visto che a voi è tutto franco). Di tutt'altro avviso l'opposizione. Fini ha definito la manovra "classista e ideologica". "Chiederò agli alleati del centrodestra - ha aggiunto - di organizzare una grande manifestazione popolare. Questi hanno cercato di colpire i nemici di classe". Casini punta l'attenzione sul problema dei ceti medi: "Hanno scelto di colpire ceti medi e imprese. (voi ceto medio me lo chiamate chi guadagna dai 55.000 ai 75.000 euro? per me sono ricchissimi visto che io con 17.000 euro l'anno e con una famiglia di sei persone!!!!mi posso permettere di essere piu signore di chiunque altro!!!! ) Ma il peggio sarà la seconda Finanziaria, quella che dovranno fare comuni ed enti locali per non fallire. E quella sarà ancora più dura". Ma veniamo ai contenuti della manovra delineata da un documento di un centinaio di pagine. MILIARDI: La manovra muove, complessivamente, 33,4 miliardi. Così distribuiti: 11,9 da riduzioni nel Sistema Stato, 4,6 dagli Enti Locali, 3 miliardi dalla Sanità e 4 di entrate tributarie. Serviranno, in parte (14-15) per il risanamento dei conti pubblici e in parte (18-19) per la ridistribuzione delle risorse e lo sviluppo. In questo modo il rapporto deficit/pil dovrebbe scendere al 2,8% e rientrare così nei parametri di Maastricht così come richiesto dalla Ue (altrimenti addio europa). Ed è per questo obiettivo che si è battuto fino all'ultimo Padoa Schioppa con il pieno appoggio di Prodi. FISCO: Salta l'impianto costruito da Tremonti: le aliquote tornano ad essere 5. La "no tax area" sale a 7.500 euro per i pensionati, a 8.000 per i lavori dipendenti e a 4.800 per gli autonomi. Ed ecco le nuove aliquote: fino a 15.000 euro, 23% (invariata); da 15 mila a 28 mila, 27% (era al 33%); da 28 mila a 55 mila, 38% (era al 39%); da 55 mila a 75.000, 41% (questo scaglione era stato cancellato da Tremonti); oltre i 75.000 (non 70.000 come detto in un primo tempo), 43%.( mi pare che le tasse si sono abbassate no? quindi dov'è questo colpo al ceto medio che la destra va profetizzando invano? e poi mi pare che l'ultima fascia prima era stata cancellata? e ora c'è di nuovo questa è ridistribuzione!!) Alla fine, questa è stata la mediazione raggiunta con Visco dopo le proteste di Mastella. Secondo il governo, il 70% dei contribuenti pagherà meno tasse, gli altri subiranno aggravi "di poche centinaia di euro all'anno".(mi sembra una cosa positiva credo che funzionerà) Confermata la tassazione al 20% delle rendite finanziarie. Diminuzione, dunque per i conti correnti (oggi tassati al 27%) ed equiparazione europea per tutti i tipi di investimenti finanziari (azioni, obbligazioni, titoli di Stato di nuova emissione). SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE: Le deduzioni per carichi familiari vengono trasformate in detrazioni d'imposta uguali per tutti e aumentate in misura consistente; gli assegni al nucleo familiare per i dipendenti e i parasubordinati vengono aumentati e riformati in modo da eliminare gli attuali scaglioni. Per i lavoratori dipendenti e parasubordinati, si avrà così rispetto a oggi un aumento di 250 euro all'anno in media per ogni figlio minore a carico; l'assegno familiare, combinato con la detrazione, raggiungerà per i redditi bassi (14.000 euro) i 2.400 euro annui per i minori di 3 anni e i 2.300 euro per i figli tra 3 e 18 anni. CUNEO FISCALE: La riduzione degli oneri fiscali per aziende e lavoratori vale circa 9 miliardi (60% alle imprese, 40% ai dipendenti), ma nel 2007 verrà divisa in due tranche: la prima a febbraio e la seconda a luglio. Dal 2008 andrà a regime. SANITA': Il sistema sanitario italiano dovrà funzionare con 97 miliardi di euro, 3 in meno del previsto. Per questo verranno introdotti dei ticket in cifra fissa (23 euro per le visite e 18 per gli esami clinici) nei casi di chi si reca al pronto soccorso in "codice bianco", cioè senza palese urgenza. Esclusi, comunque, da tutti i ticket, gli esenti. Le regioni che non riusciranno a stare nelle loro quote saranno costrette a introdurre ticket anche sui medicinali. CATASTO: Dal 2007 il catasto passerà ai Comuni con evidenti vantaggi per le finanze locali già verificato nelle prime sperimentazioni. Gli enti locali potranno, se lo riterranno necessario, aumentare l'Ici dello 0,5%. PENSIONI E TFR: Di interventi sulla previdenza (abolizione dello scalone 2008, nuovi parametri legati all'età media ecc.) si riparlerà l'anno prossimo. Il rinvio della questione è stato deciso con i sindacati. L'unico risparmio in materia (2 miliardi) si farà con la chiusura di una delle quattro "finestre" annuali di pensionamento. Resta il contributo di solidarietà per le pensioni di lusso. (non è bello) Viene rilanciata la riforma del Tfr definita dall'ex ministro Maroni e affossata da Berlusconi. Entrerà in vigore dalla metà dell'anno prossimo. A quel momento, i dipendenti dovranno decidere che fare delle loro liquidazioni (Inps, fondi pensione ecc.). La novità che ha fatto arrabbiare le imprese è che il 65% dei Tfr maturati da lavoratori che non sceglieranno di versarli ai fondi pensione dovrà essere versato all'Inps e non resterà nelle casse delle imprese.(non lo so io !) AMBIENTE: I Verdi hanno molto protestato, ma si sono accordati davanti alla tassa sui Suv accompagnata dal taglio della tassa di circolazione per le auto "euro 4".(mi pare una cosa giusta alla fine i suv non sono affatto necessari in un paese come l'italia in cui le mamme accompagnano i figli a scuola in ridotta e con quattro ruote motrici inserite, e poi magari sta gente ci fa pure l'impianto a gas per non essere detta che la propria auto inquina,invece è solo perchè non posso permettersi la benzina) Soprattutto, è stato importante lo spostamento dei fondi dal Ponte sullo Stretto a interventi ambientali sul territorio. INDENNITA' MINISTRI: Il premier e i ministri si sono ridotti del 30% le loro indennità. Dal punto di vista dell'incidenza generale è poca cosa, ma Prodi ha sottolineato il valore del "segnale" (beh almeno è già qualcosa)

mercoledì, settembre 27, 2006

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L'iniziativa 'share action' ha raccolto finora 1750 adesioni per un totale di circa 4.800.000 azioni. Grazie per la fiducia. L'Internazionale di questa settimana mi ha dedicato la copertina, riporto il mio articolo che parla di una storia che per il momento non ha ancora un finale. Speriamo che sia almeno un finale sostenibile, come il debito di Telecom secondo Guido Rossi. Ma se il debito è sostenibile, il credito cosa sarà? "Tronchetti si è dimesso da presidente di Telecom un venerdì, qualche minuto prima delle otto di sera, ora di cena. A Milano pioveva, un tempo autunnale, non c’era nessuno in giro per lo sciopero dei mezzi urbani. La tristezza era nell’aria. La voce di Aznavour cantava “Com’è triste la Borsa a Milano”, ma forse era solo un’eco in Galleria. Il giorno dopo un Tronchetti dimesso, senza cravatta, si aggirava in via della Spiga con i parenti. La sera riceveva nella tribuna d’onore di San Siro attestati di solidarietà simili a condoglianze. L’Inter, pareggiando con la Sampdoria, aggiungeva una nota di depressione quasi surreale al fine settimana di Tronchetti. Ma, come nella migliore tradizione giallistica, bisogna porsi la domanda: chi è il responsabile della caduta del tronchetto dell’infelicità? Il nome corso subito sulla bocca di tutti è stato quello di Romano Prodi, per la sua conformazione da maggiordomo ciclista. Il maggiordomo è il primo sospettato. Prodi è però da escludere in quanto persona da sempre non informata sui fatti e, in più, con un consigliere, Rovati, che inviando a Tronchetti una memoria ‘artigianale’ ha inguaiato tutto il Governo. La missiva, privata, privatissima, ipotizzava un riassetto del gruppo Telecom e il tronchetto, da perfetto uomo d’affari, di quelli che bastava la stretta di mano, l’ha subito passata al Corriere della Sera, il quotidiano indipendente del salotto buono in cui siede Pirelli. Rovati si è dimesso. Prodi dovrà riferire alla Camera non si sa bene che cosa, ma un suo silenzio eloquente potrà bastare insieme a un lancio di pomodori. Escluso Prodi chi rimane? Per capirlo bisogna tornare indietro nel tempo. Al tempo dell’Ulivo e di D’Alema. Il tempo delle privatizzazioni, il tempo dei ‘capitani coraggiosi’, ma senza una lira. Regnava da poco su Telecom Italia Franco Bernabè, un regnante dignitoso che aveva dato buona prova di sé all’Eni. Telecom non aveva praticamente debiti e generava tutti i giorni denaro sonante. Telecom possedeva società, immobili, aveva, tanto per dire, la flotta di auto aziendali più grande d’Italia. Un patrimonio costruito con le tasse di generazioni di italiani. D’Alema, allora presidente del consiglio, per motivi che nessuna mente umana (e forse neppure aliena) è in grado di capire avalla la cessione al duo Colaninno-Gnutti. Colaninno cede Omnitel e lancia un’Opa sulla Telecom. Il ricavo ottenuto dalla vendita di Omnitel non è certo sufficiente per l’Opa, che va sostenuta indebitando l’azienda. Per incanto una Telecom senza debiti si ritrova indebitata fino al collo. Franco Bernabè che aveva cercato di opporsi sostenendo la fusione con Deutsche Telekom, anche attraverso un confronto durissimo con il merchant banker D’Alema, noto industriale e economista, deve dimettersi. Da questo momento la sorte della più grande azienda del Paese, quella con le migliori prospettive industriali e i maggiori tassi di innovazione, è segnata.Inoltre, la vendita in blocco di dorsale, telefonia fissa e mobile è un macigno sullo sviluppo del mercato delle telecomunicazioni. Non può infatti esistere un vero mercato se chi possiede la rete eroga anche i servizi. La rete doveva rimanere in mani pubbliche o, almeno, essere soggetta al controllo dello Stato con una partecipazione rilevante. Colaninno e Gnutti, che sanno fare i loro affari, cercano di ridurre il debito vendendo Tim, o almeno fondendola con Telecom, anticipando di cinque anni le mosse di Tronchetti, ma non gli è consentito. Colaninno cerca comunque di impostare un piano industriale che però non ha neppure il tempo di vedere la luce. Al governo arriva Berlusconi e per Colaninno si fa notte. A luglio 2001 Colaninno va in Argentina per una battuta di caccia e Gnutti, vista l’aria che tira, ne approfitta, incontra Tronchetti e vende. Tronchetti disponeva della liquidità ottenuta dalla vendita fatta nel 2000, durante il periodo della bolla speculativa, della divisione dei cavi per telecomunicazioni Optical Technologies alla statunitense Corning per l’incredibile cifra di settemila miliardi in contanti. Mille miliardi se li spartisce in stock option con Buora (200) e Morchio (300), a lui 450. Tronchetti acquista il controllo di Telecom con le scatole cinesi, in sostanza una serie di società in cui al vertice della catena c’è una piccola società che ne controlla una più grande fino ad arrivare alla Telecom. Tronchetti con lo 0,8 per cento di azioni (è lui il vero piccolo azionista) si ritrova a controllare un impero attraverso Olimpia in compagnia di Benetton, Gnutti, Unicredit e Banca Intesa. I debiti però rimangono, per ridurli la nuova strategia è semplice, è quella del rigattiere: vendere, esternalizzare. Seat, Telespazio, Finsiel, una parte di Tim, gli immobili di Telecom vengono venduti per fare cassa. Molte attività del gruppo vengono enucleate e date all’esterno. Ma questo non basta, i margini sulla telefonia fissa e mobile si riducono e il debito non permette di fare gli investimenti necessari. Si rischia l’implosione o la perdita di controllo se subentrassero nuovi soci in Olimpia. Si arriva al 2005, Tronchetti fonde Telecom e Tim con l’acquisto di quest’ultima attraverso un’Opa. Telecom si indebita ancora di più, ma accede ai contanti prodotti tutti i giorni dai telefonini. L’operazione è annunciata come strategica. Una strategia industriale che dura 18 mesi. Poi si ritorna all’antico. Si divide il fisso dal mobile per venderli a pezzi, uno o entrambi non si sa. Unicredit, Banca Intesa e Hopa lasciano Tronchetti al suo destino. Benetton svaluta le azioni Telecom che al momento dell’acquisto, nel 2001, erano state valorizzate a più di quattro euro e oggi valgono solo la metà. Tronchetti le azioni le ha invece mantenute a un valore d’affezione, ma le deve finalmente svalutare con effetti a catena sul gruppo Pirelli. Si dimette lasciando 41 miliardi di debiti che rimangono, escludendo obbligazioni e cartolarizzazioni varie (i pagherò agli investitori), suppergiù quelli di Colaninno. Ma con in meno tutte le aziende vendute. Il colpevole è quindi chiaro. E’ il dito medio della mano invisibile del mercato. Che ha colpito tutti coloro che hanno perso il loro posto di lavoro e i loro risparmi investiti in azioni Telecom. E’ un dito che ci vede bene, benissimo. Per questo ignora manager e azionisti di controllo per i quali la Telecom è stato un grande affare, il migliore della loro vita.Per Parmalat era venuta a prelevarmi a Nervi la Guardia di Finanza. Voleva sapere come ero venuto a conoscenza del fatti. Mi portai una cartellina con scritto sopra Telecom per aiutarli a portarsi avanti con il lavoro. Ma non mi presero sul serio, del resto è giusto così, io sono solo un comico. Questa volta mi aspetto un’assunzione alla Consob o alla Borsa. Da comico a consulente finanziario globale. Ho deciso di fare il grande salto. Di controllare la Telecom senza tirare fuori neppure un euro. Un’Opa alla genovese. Ho lanciato la ‘share action’ per chiedere la rappresentanza dei piccoli azionisti, andare in assemblea e cacciare a calci nel culo i consiglieri, partendo da quelli indipendenti. Chi vuole partecipare può farlo collegandosi al mio blog ". www.beppegrillo.it