La guerra del curry tra Mario e Samad Forse era il riso fritto. O il cocktail di spezie del chicken biriani. Di certo, c'era anche, onnipresente, l'odore del curry. Il curry nella cucina bengalese è un po' dappertutto, come e più del prezzemolo nella nostra. Fatto sta che Carlo non è un estimatore della gastronomia orientale. Quello che per il bengalese Samad è sublime fragranza, preannuncio di delizie per il palato, per lui è insopportabile puzza. Saremmo nell'ambito dei gusti personali - sui quali come è noto 'non est disputandum' - se l'incompatibilità olfattiva tra Carlo e Samad, a un certo punto non fosse diventata uno dei casi esaminati e istruiti dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Non solo. E' stata anche citata nel "Rapporto 2006" dell'Unar. Precisamente nel capitolo dedicato ai conflitti maturati nell'ambito della casa e del vicinato. Rispetto all'anno precedente sono aumentati in modo allarmante: il venticinque per cento in più. Se si considera che la stessa strage di Erba può essere considerata l'esplosione sanguinaria di un conflitto condominiale alimentato anche da pregiudizi di carattere culturale e razziale, si comprende perché val la pena di ragionare su questa lite al curry. A segnalare il problema, nel gennaio del 2005, è una signora italiana che ha affittato la sua casa - un appartamento in una zona periferica di Roma - a Samad e famiglia. La donna fa sapere che i suoi inquilini si sono lamentati con lei per le minacce e gli insulti che hanno subito dal loro vicino romano, Carlo, che li accusa di produrre con la loro cucina "odori insopportabili". La funzione dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali non è solo quella di raccogliere le denunce. Quando lo ritiene opportuno e possibile, svolge anche un'attività di conciliazione tra le parti. E così si regola nella vicenda di Carlo e Samad. Ma quando, dopo tre settimane, prende contatto con la proprietaria dell'appartamento, la signora fa sapere che i suoi inquilini bengalesi sono contrari a qualunque intervento. Temono di peggiorare la situazione irritando l'alquanto irascibile Carlo. Sbagliano. Perché dopo altri due mesi è proprio Carlo - evidentemente in preda a una sindrome da soffocamento da spezie orientali - che decide di agire e, attraverso un avvocato, invia alla signora, nella sua qualità di proprietaria dell'appartamento, una diffida "finalizzata a interruzione ed eliminazione dei disagi denunciati". Cioè della puzza. Come si vede, la faccenda sta diventando seria: siamo agli avvocati che, è vero, sono sempre meglio di un colpo d'ascia, ma, considerando i tempi della nostra giustizia, a volte riescono solo a rinviarlo. L'Unar così decide di convocare Samad e si prepara - sempre nella prospettiva di chiudere il caso in modo amichevole - a fare altrettanto con Mario. Ed ecco il colpo di scena: quando il bangalese Samad si presenta negli uffici, comunica che la controversia condominiale si è risolta. Oggi è Pasqua è questa è una storia a lieto fine. Ma cosa è accaduto? Samad ha invitato Carlo a cena e gli ha fatto assaggiare il prodotto di quegli odori convertendolo al curry? O, viceversa, Carlo ha trasmesso a Samad le delizie della cucina romanesca e così, nell'aere condominiale, agli effluvi orientali si sono sostituiti quelli rassicuranti del soffritto di cipolla e dell'amatriciana? O i due hanno trovato una mediazione tra il sofisticato chicken biriani e il banale pollo arrosto, per esempio nel pollo coi peperoni? Niente di tutto questo: Samad ha acquistato una nuova e più efficiente cappa. A volta, nell'incontro tra culture, un sano pragmatismo è meglio di qualunque discorso.
domenica, aprile 08, 2007
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