sabato, luglio 22, 2006

Ero a Genova sabato 21 Luglio, sfilavo pacificamente con amici e la mia fidanzata. Ci siamo trovati al fondo di corso Italia quando il corteo è stato spezzato in due dal lancio di lacrimogeni. Nel panico generale , con la mia fidanzata sempre per mano, ci siamo trovati assolutamente scoperti, fra gas lacrimogeno, col timore di colpi vaganti e che la polizia potesse caricare senza alcuna distinzione. Abbiamo riparato, insieme ad altre manifestanti del corteo pacifico,in una piccola via laterale infilandoci in un garage sotterraneo. Di lì a poco è arrivata la polizia in tenuta da guerriglia: due dei poliziotti puntandoci in faccia le armi ci hanno ordinato di indietreggiare all'interno del garage. Ancora qualche attimo ed è sopraggiunto un commando armato di manganelli che ha fatto irruzione picchiando. Io con le mani alzate in segno di resa urlavo 'lei no' ripetutamente e questo ci ha salvati dalle botte. Siamo stati fatti inginocchiare fuori dal garage sul marciapiede con le mani dietro la testa: il gruppo al quel punto era costituito da noi due, due giovani ragazzine, un fotografo accreditato anch'egli trattenuto, alcune altre persone, tutti evidentemente senza alcun segno od elemento che potesse farci ritenere 'facinorosi'. Siamo stati tutti caricati sulle camionette e portati al presidio di forze dell'ordine lì vicino. Dopo un breve controllo la mia fidanzata è stata rilasciata con le altre donne. Noi uomini invece siamo stati perquisiti sul marciapiede, stretti i polsi con lacci di plastica strettissimi, caricati su pulmann e portati a quello che è poi sembrato un centro di reclusione temporanea a Bolzaneto. In tutto questo lasso di tempo siamo stati insultati e derisi in vario modo. Giunti alla caserma di Bolzaneto siamo stati uno ad uno scaraventati giù dal pulmann in mezzo ad un gruppo di poliziotti che ci infierivano colpi di vario genere. Io personalmente, precipitando giù, sono finito contro un manganello che una guardia tendeva nella mia direzione all'altezza della pancia. All'interno della caserma siamo stati tutti messi in grandi stanzoni in piedi con la faccia contro il muro e le mani alzate e ci hanno costretto in questa posizione per quasi tutto il tempo in cui siamo rimasti lì (circa 15 ore). Tolto tutto dalle tasche e i lacci dalle scarpe. A turno entravano militari a usarci violenze di vario genere: sbatterci la testa contro il muro, calci sui testicoli, schiaffi, colpi al torace, gas orticante in faccia. E insulti continui: 'comunisti di merda froci' oppure 'perchè non chiamate Bertinotti o Manu Chao? Adesso, per cinque anni sono cazzi vostri'. Ci facevano sentire con le suonerie dei cellulari 'Faccetta nera', ci hanno cantato una litania che ho memorizzato: uno due tre viva Pinochet, quattro cinque sei a morte gli ebrei, sette otto nove, il negretto non commuove, sieg-heil apartheid. All'interno dello stanzone diverse volte, dalla finestra che dava sull'esterno veniva buttato gas lacrimogeno in piccoli quantitativi. Alle procedure di identificazione siamo stati messi in attesa all'esterno, notte già fonda, inginocchiati faccia al muro su un piccolo marciapiede mentre alle nostre spalle i militari parlavano della necessità di forni crematori. In ogni ufficio nel quale sono stato, di fronte alle mie rimostranze per l'insensatezza dell'arresto, mi veniva detto che dovevo stare a a casa che avrei dovuto saperlo che c'erano dei pericoli. In uno di questi uffici mi hanno ordinato di fare delle flessioni, nudo e poi raccogliere l'immondizia che c'era per terra. Al rientro nello stanzone di nuovo contro il muro braccia alzate, qualcuno in ginocchio faccia a terra, altri semplicemente in mezzo alla stanza faccia a terra e braccia alzate. Ho sofferto molto il freddo, ho tremato per molte ore anche nel corso della giornata successiva. Per tutte quelle ore non abbiamo avuto nè acqua, nè cibo, nè potuto dormire. Per tutto il tempo sono continuati anche se con minore intensità, gli insulti e gli scherni. Chi andava al bagno lì veniva picchiato (e per molte ore dal nostro arrivo non è stato concesso comunque di andarci). Al mattino. credo verso le otto siamo stati portati, ammanettati due a due, al carcere di Alessandria. All'arrivo siamo stati tutti picchiati e manganellati come 'di prassi' dicendoci 'se fate i bravi non vi tocchiamo più'. In tarda serata io ed altri siamo stati rilasciati per mancata convalida dell'arresto. Non mi sono stati restituiti praticamente tutti gli effetti personali ad eccezione della carta d'identità ed una collanina. Mi è stata 'sottratta' così la macchina fotografica e 30.000 lire. Ho 39 anni, sono un cittadino comune, un impiegato, quello che i più chiamerebbero onesto lavoratore, senza alcun precedente penale. Grazie ciao.

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